Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Foreste tropicali degradate, gli effetti sono peggiori del previsto

(11 Luglio 2024)

Roma – L’analisi più completa finora mai condotta per questo tipo di problema mostra che il degrado forestale può estendersi fino a 1,5 chilometri (km) all’interno delle foreste, riducendo l’altezza della chioma del 40-90 per cento e influenzando sostanzialmente la struttura della chioma nell’arco di 20-30 anni. Lo studio, che è stato condotto da un gruppo internazionale di ricercatori guidato dal Joint Research Centre (JRC) dell’UE, mette in luce gli effetti di vasta portata del degrado forestale, un fenomeno che si verifica quando la capacità delle foreste di sostenere un ecosistema sano diminuisce. Gli autori hanno osservato un degrado fino a circa 1,5 chilometri all’interno delle foreste umide tropicali, con importanti implicazioni per la conservazione delle foreste primarie. In precedenza, si supponeva che l’impatto degli effetti di margine, che si verificano sul confine di un habitat, come una foresta fiancheggiata da un campo agricolo, non si estendesse oltre i 100 metri. Gli autori dello studio pubblicato su Nature hanno inoltre sottolineato la gravità dei disturbi cumulativi dovuti a disboscamenti non sostenibili, incendi ed effetti di margine, che aumentano la probabilità di una successiva deforestazione (la scomparsa di una foresta) una volta perso il 50 per cento dell’altezza della chioma. Hanno anche notato che, se non ulteriormente disturbate, le foreste degradate a causa di disboscamenti selettivi o incendi boschivi mostrano chiari segni di recupero nel sottobosco, ma l’altezza della chioma e la biomassa fuori terra impiegherebbero un secolo per tornare allo stato precedente al disturbo. Considerando i servizi ecosistemici forniti dalle foreste, come la prevenzione del degrado del suolo e la conservazione della biodiversità, tali risultati rafforzano la logica della protezione e del ripristino delle foreste tropicali. L’impiego dello strumento Global Dynamics Ecosystem Investigation sulla Stazione Spaziale Internazionale nel 2018 ha offerto un’opportunità unica per studiare la struttura delle foreste utilizzando osservazioni spaziali LiDAR (Light Detection and Ranging), che impiegano laser per misurare le distanze e quindi l’altezza delle chiome degli alberi. Associando questi dati alle osservazioni spaziali continue e a lungo termine condotte dal satellite Landsat del JRC sui cambiamenti della copertura forestale, i ricercatori hanno osservato per la prima volta gli impatti a lungo termine del degrado forestale sulla struttura della chioma su una scala che abbraccia tutti i tropici. (30science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla