Valentina Di Paola

Fecondazione: imaging per selezione embrioni non migliora chance di successo

(19 Luglio 2024)

Roma – I tassi di natalità non sembrano essere influenzati dalle tecniche di imaging time-lapse, utilizzati nella fecondazione in vitro (FIV) per l’incubazione e la selezione degli embrioni prima dell’impianto. A questa conclusione giunge uno studio, il più ampio nel suo genere, pubblicato sulla rivista The Lancet, condotto dagli scienziati della Women’s Health Research Unit presso la Queen Mary University di Londra e della Chinese University of Hong Kong. Il team, guidato da Priya Bhide e David Chan, ha esaminato i risultati della fecondazione in vitro nel Regno Unito e a Hong Kong. Scopo dell’indagine, quello di valutare l’efficacia dell’imaging time-lapse (TLI), una tecnica che si basa sull’acquisizione di migliaia di immagini degli embrioni durante la loro crescita, creando una visione continua del loro sviluppo. Alcuni professionisti della fertilità offrono questa opportunità come screening preimpianto, paventando l’ipotesi che alcune caratteristiche, come la velocità di sviluppo o il numero e l’aspetto delle cellule, possano essere utilizzate per selezionare gli embrioni più adatti all’impianto senza rimuoverli dalle incubatrici, come invece avviene con le tradizionali tecniche di controllo. Nell’ambito dell’indagine, gli autori hanno reclutato oltre 1.500 partecipanti sottoposte a fecondazione in vitro in sette centri nel Regno Unito e a Hong Kong. Le partecipanti sono state assegnate in modo casuale a uno dei tre gruppi di sperimentazione, che si basavano rispettivamente sulla selezione degli embrioni attraverso TLI, valutazione statistica in coltura indisturbata ed esame convenzionale con microscopio ottico. I tassi di natalità per gli embrioni di ogni sottoinsieme erano del 33,7 per cento tra chi aveva ricevuto TLI, 36,6 in caso di coltura indisturbata e 33,0 per cento nel gruppo di controllo. La probabilità di gravidanza clinica, invece, era rispettivamente del 42,2, 43,4 e 40,9 per cento. “Il nostro lavoro – sottolinea Bhide – suggerisce che la TLI non migliora le probabilità di successo della gravidanza nelle donne che si sottopongono a fecondazione assistita. Questi risultati sono importanti per i pazienti, ma anche per gli operatori sanitari, i finanziatori e i decisori politici”. “Questo studio – commenta Chan – fornice prove a sostegno del fatto che le macchine TLI potrebbero non essere attrezzature essenziali nel laboratorio di fecondazione in vitro, in particolare in caso di risorse limitate. Il nostro approccio potrebbe contribuire a individuare un migliore equilibrio tra il costo complessivo dei trattamenti di fecondazione in vitro e l’utilità che ne possono ricavare i pazienti”. (30science)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).