Valentina Di Paola

Combattere il tumore con i nanorobot

(4 Luglio 2024)

Roma – Dei nanorobot ingegnerizzati possono essere utilizzati per uccidere le cellule tumorali e agire in maniera specifica, senza danneggiare i tessuti sani. Questo incoraggiante obiettivo è stato raggiunto dagli scienziati del Karolinska Institutet in Svezia, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Nature Nanotechnology per rendere noti i risultati del proprio lavoro. Il team, guidato da Björn Högberg, ha utilizzato un modello murino per valutare l’efficacia di un nuovo approccio antitumorale. Lo stesso gruppo di ricerca aveva sviluppato delle strutture in grado di provocare la morte specifica delle cellule, agendo grazie a specifiche strutture presenti sulla superficie delle cellule. “Queste formazioni presentano sei catene di amminoacidi in un motivo esagonale – commenta Högberg – per evitare che il farmaco agisca in modo indiscriminato su tutte le cellule del corpo, abbiamo aggiunto una nanostruttura realizzata dal DNA stesso. Siamo riusciti a fare in modo che il meccanismo si attivi solo quando si trova all’interno e intorno a un tumore solido. In altre parole, abbiamo creato un nanorobot in grado di colpire specificatamente le cellule tumorali”. In analisi cellulari precliniche, gli autori hanno dimostrato che l’arma peptidica è nascosta all’interno della nanostruttura a un pH normale di 7,4, ma che ha un effetto citotossico drastico quando il pH scende a 6,5. Successivamente, gli esperti hanno testato l’iniezione del nanorobot in un modello murino con tumori al seno. Stando a quanto emerge dalla sperimentazione, il trattamento poteva portare a una riduzione del 70 per cento della crescita tumorale, rispetto agli esemplari a cui è stata iniettata una versione inattiva del nanorobot. “Nei prossimi step – afferma Yang Wang, altra firma dell’articolo – indagheremo per capire se questo trattamento è efficace in modelli di cancro più avanzati. Prima di valutare un trial con pazienti umani, dobbiamo inoltre comprendere i potenziali effetti collaterali di questo metodo”. (30science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).