Valentina Arcovio

Rifiuti speciali: Ispra, nel 2022 la produzione è calata del 2,1%

(18 Luglio 2024)

Roma – Nel 2022, gli effetti combinati del conflitto in Ucraina e dalla crisi energetica hanno inevitabilmente avuto ripercussioni sull’economia nazionale, facendo registrare per la produzione nazionale dei rifiuti generati dal sistema produttivo una flessione rispetto al 2021. Le attività industriali, commerciali, artigianali, di servizi, di trattamento dei rifiuti e di risanamento ambientale hanno prodotto complessivamente 161,4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (-2,1% rispetto al 2021, corrispondente ad un calo superiore ai 3,4 milioni di tonnellate). Questo, in estrema sintesi, è quanto emerge dal report dell’Ispra dedicato ai rifiuti speciali. I dati indicano che il settore delle costruzioni e demolizioni, con quasi 80,8 milioni di tonnellate, si conferma quello con la maggiore produzione totale dei rifiuti speciali, concorrendo per il 50% alla produzione complessiva. Le attività di trattamento dei rifiuti e di risanamento contribuiscono per il 22,8% (36,8 milioni di tonnellate), mentre una percentuale pari al 17,5% è rappresentata dalle attività manifatturiere prese nel loro complesso, circa 28,3 milioni di tonnellate. Le altre attività economiche contribuiscono alla produzione di rifiuti speciali con una percentuale pari al 9,7% (quasi 15,6 milioni di tonnellate). I rifiuti non pericolosi, che rappresentano il 93,8% del totale dei rifiuti prodotti, presentano un calo di 2,7 milioni di tonnellate (-1,8%), quelli pericolosi di quasi 680 mila tonnellate (-6,4%). Complessivamente, i rifiuti speciali non pericolosi ammontano a 151,4 milioni di tonnellate, quelli pericolosi a quasi 10 milioni di tonnellate. La produzione dei rifiuti speciali, strettamente correlata alle attività economiche insistenti su uno specifico territorio, si concentra nel nord Italia, dove il tessuto industriale è più sviluppato, con quasi di 92,7 milioni di tonnellate (57,4% del dato complessivo nazionale), mentre al Centro si attesta a 28,1 milioni di tonnellate (17,4% del totale) e al Sud a 40,6 milioni di tonnellate (25,2%). A livello regionale, la Lombardia produce 35,3 milioni di tonnellate (38,1% del totale dei rifiuti speciali generati nel nord Italia e il 21,9% di quelli prodotti a livello nazionale), il Veneto circa 17,1 milioni di tonnellate (18,5%) della macroarea e 10,6% della produzione totale), l’Emilia-Romagna 14,5 milioni di tonnellate (15,7% e 9%) e il Piemonte quasi 13,6 milioni di tonnellate (14,6% e 8,4%). Tra le regioni del Centro, i maggiori valori di produzione si riscontrano per il Lazio con quasi 11,2 milioni di tonnellate (39,8% della produzione del centro Italia, 6,9% della produzione nazionale) e per la Toscana (9,7 milioni di tonnellate, 34,6% e 6%). Al Sud la Campania, con una produzione complessiva di rifiuti speciali pari a circa 10,3 milioni di tonnellate, costituisce il 25,4% del totale della macroarea geografica (6,4% del totale nazionale), seguita dalla Puglia con 9,7 milioni di tonnellate (23,9% e 6%) e dalla Sicilia (quasi 9 milioni di tonnellate, 22,1% e 5,5%). Il rapporto è completato con le informazioni su alcuni flussi di rifiuti che, per quantità o complessità, presentano le maggiori criticità gestionali: il quantitativo di rifiuti prodotti contenenti amianto (243 mila tonnellate) è in diminuzione rispetto al 2021 (-28,3%). Per i veicoli fuori uso il reimpiego e riciclaggio sono complessivamente pari all’86%. Le tonnellate di pneumatici fuori uso gestite in Italia sono circa 520. I fanghi di depurazione delle acque reflue urbane presentano una contrazione di poco superiore alle 40 mila tonnellate rispetto al 2021. Il 79,8% dei rifiuti da costruzione e demolizione è stato riciclato. I rifiuti sanitari pericolosi rilevano un decremento superiore al 3% rispetto al 2021. (30Science.com)

Valentina Arcovio