Lucrezia Parpaglioni

Possibile legame tra povertà e malattie mentali

(11 Luglio 2024)

Roma – Esiste un rapporto di causalità tra povertà e malattie mentali, con alcuni problemi di salute mentale che possono ostacolare la stabilità finanziaria e lo status di povertà che, a sua volta, può incidere sullo sviluppo di problemi di salute mentale. Lo dice uno studio condotto dai ricercatori dell’UMC di Amsterdam, dell’Università di Edimburgo e dell’Università di Modena, pubblicato oggi su Nature Human Behaviour. “Questo studio indica che alcuni problemi di salute mentale possono rendere incerta la situazione finanziaria di una persona, ma, al contrario, vediamo anche che la povertà può portare a problemi di salute mentale”, ha affermato Marco Boks, psichiatra dell’UMC di Amsterdam. Precedenti ricerche hanno dimostrato una forte correlazione tra povertà e malattia mentale, ma la separazione tra causa ed effetto si è rivelata difficile. Le conseguenze della malattia mentale possono influire sulla situazione finanziaria di una persona, ad esempio se questa non è in grado di lavorare bene o deve sostenere costi sanitari molto elevati. Ma, le circostanze finanziarie difficili possono anche causare problemi psicologici. Per lo studio, i ricercatori hanno utilizzato i dati della UK Biobank e del Consorzio Genomico Psichiatrico Internazionale. “Abbiamo scoperto che la schizofrenia e l’ADHD contribuiscono causalmente alla povertà”, ha detto Boks. “D’altra parte – ha continuato Boks – la povertà contribuisce al disturbo depressivo maggiore e alla schizofrenia”. “Il rischio di anoressia nervosa è invece ridotto in presenza di povertà”, ha dichiarato Boks. In primo luogo, gli scienziati hanno stabilito una misura della povertà sulla base del reddito familiare, del reddito professionale e della deprivazione sociale. I ricercatori hanno poi utilizzato le informazioni genetiche dei partecipanti con una tecnica speciale, chiamata randomizzazione mendeliana, un metodo per determinare l’influenza dei fattori di rischio su una malattia, misurando la variazione dei geni che sono più comuni in determinati tratti, per districare la relazione.”Siamo stati in grado di cogliere gli aspetti della povertà condivisi tra l’individuo, la famiglia e l’area in cui si vive”, ha dichiarato David Hill, genetista statistico dell’Università di Edimburgo. “Questo ci ha permesso di identificare meglio gli effetti causali della povertà sulla malattia mentale”, ha proseguito Hill. I risultati della ricerca assumono rilievo in campo politico per l’approccio da usare per la povertà e la malattia mentale. Riconoscendo l’influenza reciproca tra povertà e salute mentale, i responsabili politici possono sviluppare interventi più efficaci volti a spezzare il circolo vizioso della povertà e dei problemi di salute mentale. “La ricerca fornisce prove solide della necessità di considerare anche i fattori sociali, come la povertà, quando si analizza lo sviluppo della malattia mentale”, ha suggerito Boks. “I nostri risultati indicano che la riduzione delle disuguaglianze potrebbe portare a un sostanziale guadagno pubblico in termini di salute mentale”, ha aggiunto Mattia Marchi, psichiatra dell’Università di Modena. “C’è spesso confusione sull’uso dei dati genetici per indagare la relazione tra povertà e malattia mentale”, ha osservato Boks. “Nello studio sottolineiamo che questo non significa che la povertà sia genetica”, ha precisato Boks. “Al contrario, con i dati genetici siamo riusciti a identificare la povertà come un fattore ambientale modificabile per la salute mentale”, ha concluso Boks. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.