Lucrezia Parpaglioni

Il tracciamento di resti di balena evidenzia la possibilità di uno smaltimento sostenibile

(10 Luglio 2024)

Roma – Il tracciamento dei resti di una balena trovata morta sulla costa dell’Australia orientale ha fornito una prima opportunità scientifica per testare e sviluppare un metodo di previsione della traiettoria di deriva dei resti delle balene e, dunque, la possibilità di uno smaltimento sostenibile. Il caso di studio, descritto su Journal of Marine Science and Engineering, in cui una megattera femmina di 14 metri è stata trovata a galla morta, probabilmente a causa di un impatto con una nave, nelle acque costiere al largo di Noosa Heads, nel Queensland, nel luglio 2023 è stato condotto da Olaf Meynecke, del Programma di ricerca sulle balene e il clima dell’Università di Griffith. I resti sono stati intercettati prima che si arenassero sulla costa; quindi, riposizionati a 30 km al largo e dotati di un’etichetta satellitare che ne ha tracciato la posizione mentre andavano alla deriva trasportati dal vento e dalle correnti per 6 giorni prima di cadere sul fondo marino. Sebbene Meynecke abbia dichiarato che è sempre spiacevole vedere morire questi giganti gentili, i resti hanno fornito una prima opportunità scientifica per testare e sviluppare un metodo di previsione della traiettoria di deriva delle balene, consentendo alle sostanze nutritive delle balene di rimanere nell’ecosistema marino e assistendo le autorità nel processo decisionale. “Negli ultimi anni abbiamo assistito a un numero crescente di spiaggiamenti di balene sulle spiagge australiane e la rimozione efficace, sicura e culturalmente sensibile dei resti di balene in prossimità o sulle spiagge pubbliche è diventata una questione importante”, ha dichiarato Meynecke. “Il nostro studio dimostra che è possibile prevedere dove potrebbero finire i resti di balena quando galleggiano in mare con un’accuratezza sorprendentemente elevata”, ha continuato Meynecke. “Esistono sette metodi noti per rimuovere i resti delle balene dalle nostre spiagge, il più comune dei quali in Australia è il trasferimento in discarica”, ha spiegato Meynecke. Altri metodi includono il trasporto in un impianto di trasformazione per i sottoprodotti, il compostaggio, la sepoltura, la decomposizione naturale sulla spiaggia, l’affondamento dei resti e l’uso di esplosivi per frantumarli: tutti metodi che possono essere costosi, tecnicamente logistici e che possono comportare rischi per la salute pubblica. Il traino dei resti di balena in acque più profonde, come in questo studio pilota guidato da Meynecke, è stato utilizzato in Australia e a livello internazionale, ma non tutti questi metodi di smaltimento hanno avuto successo a causa della deriva dei resti verso la riva o dell’interruzione delle rotte di navigazione. “I risultati forniscono uno strumento di previsione iniziale per prevedere dove i resti di balena andranno alla deriva e offriranno l’ulteriore vantaggio di trattenere i nutrienti derivanti dalla decomposizione all’interno dell’ecosistema marino”, ha sottolineato Meynecke. “Anche gli spazzini, come gli squali tigre, svolgono un ruolo cruciale nel decomporre rapidamente i resti delle balene”, ha osservato Meynecke. “Le balene morte rappresentano una fonte di nutrimento sostanziale per gli ecosistemi marini e la collocazione strategica dei resti di balena al largo può migliorare il ciclo dei nutrienti e favorire la biodiversità, contribuendo alla rimozione del carbonio e all’arricchimento dei fondali marini per un periodo fino a sette anni”, ha affermato Meynecke. “La loro graduale decomposizione sostiene gli spazzini e i detritivori e supporta le comunità microbiche e gli organismi di profondità”, ha precisato Meynecke. “La strategia migliore per la gestione dei resti di balena dipende da molteplici fattori e deve essere decisa caso per caso”, ha notato Meynecke. “Lo smaltimento offshore può essere un’opzione etica, economica e sicura se gestita in modo appropriato”, ha specificato Meynecke. “Integrando la ricerca scientifica e le strategie di gestione pratica presentate nel nostro studio, possiamo migliorare la nostra capacità di prevedere e gestire efficacemente la deriva dei resti di balena, assicurando che i benefici ecologici siano massimizzati e riducendo al minimo gli impatti negativi”, ha concluso Meynecke. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.