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Robot e umani possono lavorare per il bene comune

(26 Giugno 2024)

Roma  –  Esseri umani e robot hanno dimostrato di poter cooperare in funzione di un bene comune. Lo rivela uno studio ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia, IIT, pubblicato su Science Robotics. La condizione che rende possibile questo fenomeno è che un robot si comporti in modo simile a quello umano e sociale. Il contatto visivo e la partecipazione a un’esperienza emotiva comune, come la visione di un film, sono la chiave. I risultati aprono la strada alla comprensione e alla progettazione delle circostanze ottimali per la collaborazione tra uomo e robot nello stesso ambiente. La ricerca è stata coordinata da Agnieszka Wykowska, responsabile del laboratorio “Social Cognition in Human-Robot Interaction” dell’IIT di Genova e borsista del Consiglio Europeo della Ricerca, ERC, per il progetto intitolato “Intentional Stance for Social Attunement”, che affronta la questione di quando e in quali condizioni le persone trattano i robot come agenti intenzionali. Uma Navare, prima autrice del lavoro, e un membro del gruppo di ricerca di Wykowska hanno condotto lo studio utilizzando misure comportamentali e risposte neurali registrate dall’elettroencefalogramma, EEG, per valutare l’emergere di un meccanismo di controllo condiviso tra gli esseri umani e il robot umanoide iCub. “Come esseri umani, non agiamo nel vuoto sociale e la maggior parte delle nostre azioni richiede il coordinamento con altri nello spazio e nel tempo per raggiungere un obiettivo”, ha detto Wykowska. “Un aspetto cruciale dell’interazione con gli altri è l’esperienza di quello che viene chiamato senso di agenzia congiunta”, ha spiegato Wykowska. “Nel nostro studio abbiamo scoperto che gli esseri umani sperimentano questo senso di agenzia congiunta con il partner robotico quando questo viene presentato come un agente intenzionale, ma non quando viene presentato come un artefatto meccanico”, ha continuato Wykowska. Il senso di agenzia congiunta si riferisce alla sensazione di controllo che gli esseri umani provano sia per le proprie azioni che per quelle del partner, e che è alla base del team building. I ricercatori dell’IIT lo hanno studiato identificando prima i suoi meccanismi nelle interazioni tra uomo e uomo e poi verificando se risposte simili si sarebbero verificate nell’interazione tra uomo e robot. Il compito di interazione consisteva nel muovere un cursore sullo schermo verso una posizione bersaglio e poi confermare la posizione del cursore sul bersaglio, attivando così un segnale acustico. In due esperimenti, i ricercatori hanno manipolato l’attribuzione dell’intenzionalità, cioè della somiglianza con l’uomo, al robot iCub. Nel primo esperimento, iCub ha eseguito un compito in modo meccanico, portando i partecipanti a vederlo come un artefatto meccanico. Nel secondo esperimento, i partecipanti hanno interagito con iCub in modo da aumentare la probabilità di attribuirgli intenzionalità. Ciò ha comportato un dialogo, uno scambio di sguardi e la visione di video insieme, in cui iCub mostrava risposte emotive simili a quelle umane. L’obiettivo era far percepire ai partecipanti iCub come più intenzionale e simile a un essere umano. I ricercatori hanno riscontrato che solo nel secondo esperimento gli esseri umani hanno percepito congiuntamente un senso di agency con il robot umanoide, evidenziato da risposte sia comportamentali che neuronali. Questo risultato dimostra che un corretto lavoro di squadra con un robot ha maggiori probabilità di verificarsi quando il robot è percepito come un agente sociale e intenzionale, ma non quando è visto come un dispositivo meccanico. Questo dato indica quali sono le circostanze ottimali per la collaborazione tra esseri umani e robot per raggiungere obiettivi condivisi nella vita di tutti i giorni. (30Science.com)

 

 

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