Roma – La Voyager 1, la sonda spaziale dei record le cui comunicazioni sembravano perse alla fine dell’anno scorso ha ristabilito contatti utili con la Terra. Lanciata il 5 settembre 1977, si trova al momento a quasi 24,5 miliardi di chilometri dal Sole: è l’oggetto costruito dall’uomo attualmente più distante da noi ed anche il più veloce, dato che si sta allontanando dal Sole a una velocità di 17 km/s (circa 61198 km/h). Inoltre, nel 2012 è stato anche il primo oggetto artificiale a superare l’eliopausa ed entrare nello spazio interstellare. Nel novembre del 2023 sembrava però che i suoi dati fossero oramai “perduti”. “A partire dal 14 novembre 2023 – spiega Federico Tosi, planetologo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica – i dati binari ricevuti a Terra, una sequenza di numeri 0 e 1 ordinati in modo logico e decodificabile, apparivano improvvisamente privi di senso. Dopo un attento esame durato mesi, a marzo 2024 si è capito che la fonte del problema era uno dei tre computer di bordo: il sottosistema dei dati di volo (Flight Data Subsystem, o FDS). Questo computer è responsabile del confezionamento dei dati scientifici e ingegneristici prima che vengano inviati sulla Terra dall’unità di modulazione della telemetria. Il 1° marzo 2024, il team di controllo missione ha inviato un comando chiamato “poke” alla Voyager 1 per fare in modo che il sistema di dati di volo eseguisse diverse sequenze software nella speranza di scoprire cosa stesse causando il problema. Il 3 marzo, il team ha notato che l’attività di una parte del sistema dei dati di volo si distingueva dal resto dei dati confusi. Anche se il segnale non era nel formato in cui il team della Voyager è abituato a vedere quando il sistema dei dati di volo funziona regolarmente, un ingegnere del Deep Space Network della NASA è riuscito a decodificarlo. Il segnale decodificato includeva la lettura dell’intera memoria del sistema dei dati di volo. Esaminando questa lettura, il team ha determinato la causa del problema: il 3% della memoria del sistema dei dati di volo è danneggiato. Un singolo chip responsabile della memorizzazione di parte della memoria del sistema, incluso parte del codice software del computer, non funziona correttamente.” “Dei 10 strumenti scientifici originari della Voyager – prosegue Tosi – solo 4 sono ancora accesi ed operativi. Si tratta del magnetometro e di altri sensori di plasmi e particelle, necessari per caratterizzare l’ambiente interstellare in cui Voyager 1 si sta muovendo ormai da 12 anni. Il 23 aprile 2024 gli ingegneri del JPL sono riusciti a riprogrammare l’FDS per escludere il banco di memoria corrotto e la sonda è tornata ad inviare alla Terra la telemetria corretta. Ad oggi i dati acquisiti dagli strumenti operativi e la telemetria sono tornati nominali, e la sonda quindi è tornata a comunicare regolarmente con la Terra”. E il lungo soggiorno nello Spazio della Voyager è tutt’altro che concluso: “Si prevede che la Voyager 1 raggiungerà la cosiddetta Nube di Oort (il serbatoio delle comete di lungo periodo, ancora legato gravitazionalmente al Sole) in circa 300 anni, e impiegherà circa 30000 anni per attraversarla. Sebbene non sia diretta verso nessuna stella in particolare, tra circa 40000 anni passerà entro 1,6 anni luce dalla stella Gliese 445, attualmente situata nella costellazione della Giraffa e a 17,1 anni luce dalla Terra. La NASA afferma che ‘le sonde Voyager sono destinate, forse per l’eternità, a vagare per la Via Lattea’” ha concluso Tosi. (30science.com)