Lucrezia Parpaglioni

Per eliminare il carbonio dall’economia servono almeno 200 mld di dollari

(14 Maggio 2024)

Roma – L’eliminazione del carbone è necessaria per risolvere i cambiamenti climatici, ma può avere un impatto negativo sui lavoratori e sulle comunità locali che dipendono dal carbone per il loro sostentamento. Lo rivela uno studio condotto dai ricercatori della Chalmers University of Technology, in Svezia, e della Central European University, in Austria, pubblicato su Nature Communications. Gli scienziati hanno studiato i piani governativi per l’eliminazione graduale del carbone in tutto il mondo e hanno scoperto che più della metà di tali piani prevede una compensazione monetaria per le parti interessate. Questi risarcimenti, previsti a livello globale, ammontano a 200 miliardi di dollari, ma escludono Cina e India, i due maggiori utilizzatori di carbone che, attualmente, non hanno piani di eliminazione graduale. Lo studio mostra che se la Cina e l’India decidessero di eliminare gradualmente il carbone alla velocità necessaria per raggiungere gli obiettivi climatici prefissati e di pagare una compensazione simile, il costo sarebbe di oltre 2.000 miliardi di dollari. Per rallentare il riscaldamento globale, l’uso del carbone deve avere una fine. Molti governi, soprattutto in Europa, hanno iniziato a eliminare gradualmente il carbone, ma queste politiche possono danneggiare le aziende, incentivare la disoccupazione e portare a difficoltà economiche per le regioni che dipendono dal carbone. In risposta, alcuni paesi hanno adottato le cosiddette strategie di “giusta transizione”, in cui i governi sostengono le aziende, i lavoratori e le regioni che hanno subito un impatto negativo. La Germania, ad esempio, si è impegnata a stanziare oltre 40 miliardi di euro per sostenere le persone colpite dall’abbandono del carbone. “In passato, l’eliminazione del carbone è stata spesso bloccata dagli interessi che vi si opponevano”, ha detto afferma Jessica Jewell, professoressa presso la Chalmers University of Technology e autrice dello studio. “Molti paesi hanno stanziato denaro attraverso strategie di ‘giusta transizione’ che hanno reso l’eliminazione del carbone politicamente fattibile”, ha continuato Jewell. I ricercatori hanno studiato tutti i Paesi con piani di eliminazione graduale del carbone in a livello globale e hanno scoperto che quelli con la maggior produzione di energia elettrica da carbone e con piani di eliminazione rapida, hanno politiche di compensazione in atto. In totale, questi 23 Paesi, che possiedono il 16% delle centrali elettriche a carbone del mondo, hanno promesso un risarcimento di circa 209 miliardi di dollari. Anche se la cifra può sembrare elevata, i ricercatori sottolineano che equivale a circa 6 gigatoni di emissioni di CO2 evitate e che, il costo della compensazione per l’abbandono del carbone per tonnellata di emissioni di CO2 evitate, che è fissato tra i 29 e i 46 dollari per tonnellata, è in realtà ben al di sotto dei recenti prezzi del carbonio in Europa, che sono tra circa i 64 e gli 80 dollari per tonnellata. Finora queste politiche di “giusta transizione” sono coerenti o inferiori ai prezzi del carbonio nell’UE, il che significa che hanno senso in termini di cambiamento climatico. “Ma, è probabile che siano necessari maggiori finanziamenti se vogliamo raggiungere l’obiettivo climatico imposto in ambito mondiale”, ha aggiunto Jewell. Questo non sarà possibile senza la partecipazione dei maggiori consumatori di carbone al mondo, Cina e India, che hanno più della metà degli impianti a carbone del mondo, ma non hanno piani di eliminazione graduale attualmente in vigore. Lo studio rileva che, se la Cina e l’India adottassero politiche di compensazione simili a quelle già in atto, l’importo stimato della compensazione per entrambi i Paesi sarebbe di 2,4 trilioni di dollari per l’obiettivo dei 2°C e di 3,2 trilioni di dollari per l’obiettivo di 1,5°C. “La compensazione stimata per la Cina e l’India non è solo maggiore in termini assoluti, ma sarebbe anche più costosa rispetto alle loro capacità economiche”, ha affermato Lola Nacke, dottoranda presso la Chalmers University of Technology e una delle autrici dello studio. Un grande interrogativo è quindi la provenienza di tali ingenti somme di denaro. Oggi circa la metà di tutte le compensazioni è finanziata da fonti internazionali, come le ‘Just Energy Transition Partnerships’, che sostengono l’eliminazione del carbone in Vietnam, Indonesia e Sudafrica. I finanziamenti internazionali potrebbero essere necessari anche per sostenere le future compensazioni per l’eliminazione del carbone nei principali paesi consumatori. “Le discussioni sul costo della mitigazione dei cambiamenti climatici si concentrano spesso sugli investimenti nelle tecnologie per le energie rinnovabili, ma riteniamo che sia essenziale affrontare le implicazioni sociali del declino dei combustibili fossili per consentire transizioni rapide”, ha concluso Nacke. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.