Roma – L’energia investita nella riproduzione animale potrebbe essere fino a dieci volte più elevata rispetto alle stime precedenti, che non tenevano conto del carico metabolico associato alla gestazione e alla cura dei piccoli. Lo rivela uno studio, pubblicato sulla rivista Science, condotto dagli scienziati della Monash University. Il team, guidato da Samuel Ginther, ha elaborato una nuova tecnica per quantificare la spesa energetica associata alla procreazione. Questi risultati si contrappongono alle teorie di lunga data e ai modelli biologici sulla crescita degli animali e la storia della biologia. L’atto della riproduzione, in effetti, rappresenta uno dei più grandi investimenti energetici che un animale possa fare. Durante questo periodo della vita, spiegano gli esperti, è importante considerare i costi biologici e metabolici diretti, associati alla cura della prole, ma anche indiretti, derivanti quindi dalla gravidanza e al periodo antecedente alla nascita dei piccoli. Fino ad oggi, commentano gli autori, questa seconda categoria non era stata quantificata nelle ricerche precedenti. Le teorie biologiche, quindi, formulano ipotesi contrastanti sul carico metabolico della riproduzione. La maggior parte dei modelli presuppone un costo indiretto relativamente basso rispetto all’energia necessaria a crescere la prole, mentre in alcuni casi la distinzione non viene nemmeno considerata. Il gruppo di ricerca ha sviluppato un quadro quantitativo per stimare i costi energetici totali della riproduzione nei taxa animali, combinando i dati sul contenuto energetico della prole e il carico metabolico legato alla gestazione. Questo approccio, che comprendeva le informazioni relative a 81 specie, ha permesso agli scienziati di riconoscere i fattori più o meno rilevanti nella spesa biologica della riproduzione. Stando a quanto emerge dall’indagine, i costi diretti spesso costituiscono una piccola frazione dell’energia spesa per la riproduzione. Nei mammiferi, ad esempio, il 90 per cento di questo carico è correlato ai processi metabolicamente intensivi della gravidanza. Negli esseri umani, in particolare, la spesa energetica indiretta riguarda il 96 per cento del carico totale della riproduzione. Questa analisi, commentano gli scienziati, mostra che l’evoluzione della procreazione è avvenuta con massicci aumenti dei carichi metabolici. I risultati, concludono gli autori, potrebbero avere importanti implicazioni in merito alle indagini relative al prossimo futuro. Negli organismi ectotermi, la cui temperatura corporea dipende dall’ambiente esterno, il cambiamento climatico potrebbe infatti influenzare negativamente i costi riproduttivi, ponendo una nuova sfida legata all’aumento delle temperature superficiali. (30science.com)
Valentina Di Paola
Il costo energetico della riproduzione è più elevato di quanto di pensasse
(17 Maggio 2024)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).