Valentina Di Paola

Il colibrì più grande al mondo è distinto in due diverse specie

(13 Maggio 2024)

Roma – Non esiste una sola specie di colibrì gigante del Sud America, ma è possibile distinguere due taxa, indistinguibili visivamente, eppure differenziati sia dal punto di vista genetico che comportamentale. Lo evidenzia uno studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, condotto dagli scienziati del Cornell Lab of Ornithology e dell’Università del New Mexico. Il team, guidato da Jessie Williamson e Chris Witt, ha monitorato otto singoli animali. La popolazione settentrionale del colibrì gigante, riportano gli esperti, rimane sulle Ande tutto l’anno, mentre gli esemplari meridionali migrano dal livello del mare fino a 4270 metri durante i mesi non riproduttivi.

Confrontata con un tipico mangiatore di nettare, la dimensione di un colibrì gigante è ancora più sorprendente.
CREDITO
Foto © Xiaoni Xu | Biblioteca Macaulay | Laboratorio Cornell di Ornitologia

Nonostante gli uccelli siano indistinguibili esteriormente, riportano gli scienziati, si tratta di specie geneticamente distinte. Otto volte più grandi dei normali colibrì, questi esemplari sono sovrapposti solo dal punto di vista territoriale durante i periodi non migratori. “Le due specie che abbiamo identificato – afferma Witt – sono diverse l’una dall’altra come scimpanzé e bonobo. È sbalorditivo che fino ad ora non sapevamo che si trattasse di animali separati da milioni di anni di evoluzione”. Nell’ambito del lavoro, il gruppo di ricerca ha monitorato otto colibrì durante la loro migrazione dalla costa cilena fino alle Ande del Perù e ritorno. Secondo gli esperti, il comportamento migratorio potrebbe aver guidato la speciazione tra i Patagona gigas, la specie migratoria, e i Patagona chaski, dal termine quechua per “messaggero”. “Ci sono ancora molti aspetti che non conosciamo in merito a questi animali – conclude Emil Bautista, altra firma dell’articolo – dobbiamo capire come le due specie interagiscano, se si trovino o meno in competizione, come ripartiscono le risorse e come cambino le loro fisiologie durante i periodi migratori”. (30science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).