Valentina Di Paola

Gli Egizi provavano a rimuovere i tumori già 4000 anni fa

(29 Maggio 2024)

Roma – I prodigiosi chirurghi egizi, ben noti per le loro conoscenze mediche avanzate, cercavano anche di affrontare il cancro. Questa l’ipotesi formulata dagli scienziati dell’Università di Tubinga e dell’Università di Santiago de Compostela, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Frontiers in Medicine per rendere noti i risultati del loro lavoro. Il team, guidato da Tatiana Tondini e Edgard Camaró, ha esaminato due teschi risalenti a circa 4000 anni fa. Capaci di trattare malattie e lesioni traumatiche, costruire protesi e inserire otturazioni dentali, i medici egizi non erano in grado di curare il cancro, ma i risultati del gruppo di ricerca suggeriscono dei tentativi in questa direzione. “I crani che abbiamo analizzato – riporta Camaró – forniscono una nuova prospettiva straordinaria nella nostra comprensione della storia della medicina”.

 

Molte delle lesioni metastatiche sul cranio236 mostrano segni di taglio. Immagine: Tondini, Isidro, Camaros, 2024.
CREDITO
Tondini, Isidro, Camaros, 2024.

Gli scienziati hanno esaminato due teschi conservati presso la Duckworth Collection dell’Università di Cambridge. I reperti, cranio e mandibola 236 e cranio E270, datati rispettivamente tra il 2687 e 2345 a.C. e tra il 663 e il 343 a.C., appartenevano a due individui di genere opposto. Sul primo teschio, gli studiosi hanno individuato una lesione compatibile con un’eccessiva distruzione dei tessuti, e 30 ferite metastatizzate piccole e rotonde sparse nel cranio. Attorno alle abrasioni, sono stati rilevati segni di taglio, realizzati con oggetti appuntiti. “Sembra che gli antichi egizi eseguissero una sorta di intervento chirurgico legato alla presenza di cellule cancerose – commenta Tondini – questi indizi sembrano suggerire che i medici effettuassero trattamenti sperimentali o esplorazioni mediche in relazione al cancro”. Anche nel cranio E270 sono evidenti delle lesioni compatibili con un tumore canceroso. Sulla base dell’analisi di questo reperto, gli studiosi hanno ipotizzato che la donna avesse ricevuto delle lesioni da arma affilata, da cui sembrava poi essere guarita. “È raro trovare ferite di questo genere negli individui di genere femminile – conclude Tondini – se la donna in questione avesse partecipato a qualche attività di guerra, dobbiamo ripensare al ruolo delle figure femminili nella storia. Il nostro lavoro costituisce una base incoraggiante per la ricerca futura nel campo della paleo-oncologia, ma saranno necessari ulteriori studi per chiarire il modo in cui le società antiche affrontavano il cancro”. (30science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).