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Sostegno ai partiti anti-immigrazione ha un impatto negativo sull’integrazione sociale dei rifugiati

(3 Maggio 2024)

Roma –  L’orientamento politico incide sull’atteggiamento nei confronti dei rifugiati? In una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica “Labour Economics”, due economisti della Libera Università di Bolzano hanno dimostrato che il sostegno ai partiti anti-immigrazione ha un impatto negativo sull’integrazione sociale dei rifugiati. Lo studio si basa sulla combinazione dei dati relativi ai risultati elettorali ottenuti alle elezioni comunali dal partito Alternative für Deutschland (AfD) e la più rappresentativa indagine sui rifugiati in Europa (IAM-BAMF-SOEP).

L’elevato sostegno al partito Alternative für Deutschland (AfD) ha avuto un impatto negativo sull’integrazione sociale dei rifugiati nei comuni tedeschi durante il grande arrivo di rifugiati nel biennio 2015-16. In queste comunità, i rifugiati hanno corso maggiori rischi di subire attacchi da parte di estremisti di destra. La probabilità di interazioni positive fra i nuovi arrivati e gli abitanti del luogo si è ridotta e, in queste zone, le opinioni negative sull’immigrazione sono state fatte proprie anche dai sostenitori di altri partiti. Questi, in sintesi, i risultati della ricerca pubblicata sulla rivista scientifica “Labour Economics” da Pia Schilling e Steven Stillman, rispettivamente ricercatrice e professore alla Facoltà di Economia della Libera Università di Bolzano. “I nostri risultati non sono necessariamente attesi”, sottolinea Schilling, “Gli studi hanno anche trovato sostegno alla cosiddetta ‘ipotesi della minaccia’, secondo la quale l’assimilazione culturale avviene più rapidamente nelle regioni caratterizzate da atteggiamenti fortemente xenofobi”.

Per lo studio appena pubblicato, Schilling e Stillman hanno attinto a un database ideale sotto diversi aspetti. Dal 2015 al 2018, anno in cui è iniziata la ricerca, la Germania aveva registrato circa 1,22 milioni domande di asilo: un numero che corrispondeva a quasi la metà di tutte le domande presentate nell’Unione Europea nello stesso periodo. Anche il fatto che, dal 2016, i rifugiati in Germania non possano più scegliere liberamente dove risiedere è stato un fattore ideale per lo svolgimento della ricerca. In Germania, i rifugiati vengono distribuiti tra gli stati federali e, successivamente, nei distretti e nei comuni in base alla popolazione pre-esistente. “Questa distribuzione casuale ci ha permesso di escludere la possibilità che i rifugiati evitino deliberatamente i comuni noti per gli atteggiamenti anti-immigrazione della popolazione”, spiega Schilling. I due economisti hanno anche dimostrato che l’assegnazione dei rifugiati non ha avuto alcuna influenza sul successo elettorale dell’AfD negli anni successivi, il che significa che gli atteggiamenti negativi non erano il prodotto degli insediamenti dei rifugiati nei singoli comuni. In questo modo è stato possibile stabilire un’influenza causale degli atteggiamenti dei locali verso i nuovi arrivati e la loro integrazione.

Schilling e Stillman hanno potuto attingere ai dati di alta qualità provenienti dall’indagine annuale sui rifugiati in Germania (indagine IAB-BAMF-SOEP) da cui hanno ricavato informazioni sull’integrazione economica e sociale di chi è fuggito dal proprio Paese. Questa indagine, la più grande e rappresentativa in Europa, pone numerose domande sull’integrazione economica e sociale e sul background socio-demografico dei singoli rifugiati. Le risposte a queste domande sono state poi incrociate con un gran numero di indicatori locali, tra cui la forza del voto dell’AfD nei singoli comuni. I risultati dimostrano che l’integrazione economica dei rifugiati dipende significativamente dalla situazione nel mercato del lavoro, in particolare dalla percentuale di disoccupati, mentre la quota di voti dell’AfD ha un’influenza significativa sull’integrazione sociale. L’effetto negativo maggiore è stato riscontrato per i gruppi che vengono attaccati direttamente nelle campagne dell’AfD, in particolare per le persone provenienti da paesi con una popolazione prevalentemente musulmana e per gli uomini single. L’integrazione sociale è stata valutata utilizzando i seguenti indicatori: la sensazione di essere benvenuti, la fiducia negli altri, la frequenza delle discriminazioni subite e il tempo trascorso con i tedeschi in generale e con i propri vicini.

Il lavoro svolto dalla Libera Università di Bolzano offre un importante contributo per comprendere meglio come gli atteggiamenti della società ospitante possano influenzare le sfide della migrazione. Questo è evidente anche nelle comunità con un forte sostegno ai partiti favorevoli a politiche liberali sull’immigrazione, dove i risultati dell’integrazione sociale sono stati significativamente migliori. “La nostra ricerca suggerisce che potrebbe essere più produttivo permettere ai rifugiati di decidere dove stabilirsi all’interno di un Paese piuttosto che lasciare al caso tale decisione. È una conclusione in linea con altri studi che dimostrano come questa politica possa anche portare a una migliore integrazione nel mercato del lavoro”, conclude il prof. Stillman.(30Science.com)

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