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Rilevato vulcanismo attivo su Venere. Studio finanziato da ASI e condotto da tre ricercatori italiani

(27 Maggio 2024)

Roma – Una nuova analisi dei dati radar ottenuti tra il 1990 e il 1994 dalla missione della NASA Magellan su Venere, pubblicata sul numero di maggio 2024 dalla rivista Nature Astronomy, ha dimostrato che il vulcanismo sul pianeta è ancora oggi in corso. Uno studio recente aveva osservato la deformazione di un cratere vulcanico, potenzialmente ancora attivo. Questa nuova ricerca, condotta da Davide Sulcanese e Giuseppe Mitri dell’Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara e Marco Mastrogiuseppe dell’Università La Sapienza di Roma e Link Campus University di Roma e finanziata dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), mostra per la prima volta l’esistenza di vulcanismo attivo su Venere attraverso l’identificazione di nuovi flussi di lava formatisi durante il periodo di osservazione della missione Magellan.
“Le tecniche impiegate per questa ricerca sono di fondamentale importanza per gli studi futuri
del pianeta Venere – afferma Angelo Olivieri, responsabile di programma dell’ASI per le future
missioni VERITAS della NASA ed EnVision dell’ESA dirette verso Venere – Inoltre, grazie alla
strumentazione tecnologicamente avanzata al cui sviluppo l’ASI sta contribuendo in maniera
significativa, molti dei misteri di questo pianeta potranno essere svelati,”
In particolare, l’Italia partecipa alla missione VERITAS attraverso una collaborazione tra
Agenzia Spaziale Italiana e il Jet Propulsion Laboratory della NASA, dove il nostro Paese ha la
responsabilità dello sviluppo e la realizzazione di tre strumenti di bordo: il transponder IDST
(Integrated Deep Space Transponder), necessario per garantire le comunicazioni e per eseguire
l’esperimento di radio scienza che permetterà la determinazione della struttura interna di Venere
tramite la misurazione del suo campo di gravità; la parte inerente alla radiofrequenza del radar
VISAR (Venus Interferometric Synthetic Aperture Radar), utile allo studio della superficie del
pianeta, inclusi i fenomeni di vulcanismo; e l’antenna HGA (High-Gain Antenna) per la
trasmissione dei dati.

I tre ricercatori, autori dell’articolo, hanno esaminato le immagini radar dalla missione Magellan
ritraenti le medesime aree della superficie di Venere acquisite in momenti diversi. A seguito di
tale analisi, sono stati rilevati nuovi flussi di lava sul fianco occidentale di Sif Mons, un
imponente vulcano a scudo, e sulla pianura vulcanica chiamata Niobe Planitia. "La chiara
variazione della risposta del radar sulla superficie ci ha permesso di confermare non solo che
alcuni vulcani di Venere siano stati attivi in tempi geologicamente recenti, ma che tali vulcani
sono attivi ancora oggi. Tuttavia, essendo l’analisi limitata sia dal punto di vista temporale che
spaziale, ulteriori esplorazioni di Venere sono fondamentali per approfondire la conoscenza
dell’evoluzione e della dinamica interna del pianeta" ha commentato Davide Sulcanese
dell’università D’Annunzio.
Spesso paragonato alla Terra per le similitudini in termini di dimensioni e massa, Venere
presenta tuttavia condizioni ambientali radicalmente diverse. “Con una densa atmosfera di
anidride carbonica e temperature medie superficiali che superano i 460°C, Venere si distingue
nettamente dall’ambiente terrestre, favorevole alla vita. Capire la sua attività geologica è
fondamentale per comprendere come Venere si sia evoluto diversamente dalla Terra” ha spiegato
Giuseppe Mitri dell’Università d’Annunzio. Le future missioni VERITAS e EnVision
esploreranno dettagliatamente la superficie di Venere con tecnologie radar avanzate. "I nuovi
strumenti radar ad alta risoluzione ci permetteranno di espandere significativamente la nostra
conoscenza dell’attività vulcanica venusiana, affinando le tecniche di analisi che abbiamo già
impiegato con successo in questo studio” ha aggiunto Marco Mastrogiuseppe Università
Sapienza Roma.
“Queste nuove scoperte della recente attività vulcanica su Venere da parte dei nostri colleghi
internazionali forniscono prove convincenti del tipo di regioni che dovremmo prendere di mira
con VERITAS quando arriverà su Venere” ha affermato Suzanne Smrekar, scienziata senior
del Jet Propulsion Laboratory e Principal Investigator di VERITAS. “La nostra sonda avrà una
serie di approcci per identificare i cambiamenti superficiali con dati molto più completi e con
una risoluzione più elevata rispetto alle immagini prese dalla Magellan. La prova dell’attività,
anche nei dati Magellan a bassa risoluzione, aumenta il potenziale per rivoluzionare la nostra
comprensione di questo mondo enigmatico”.
Queste nuove scoperte sull’attività vulcanica in corso su Venere rappresentano un importante
passo avanti nella comprensione dell’evoluzione di questo pianeta. Mentre questi risultati ci
forniscono preziose informazioni, è altrettanto importante guardare al futuro per continuare
l’esplorazione del pianeta.(30Science.com)

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