Lucrezia Parpaglioni

Tenere l’IMC entro certi livelli riduce il rischi del diabete

(2 Aprile 2024)

Roma – È stato identificato l’intervallo di peso corporeo ottimale che gli adulti con diabete di tipo 2 devono mantenere per ridurre al minimo il rischio di morire a causa di malattie cardiovascolari, tra cui insufficienza cardiaca, malattie cardiache, ictus e malattie renali croniche. A rivelarlo una nuova ricerca internazionale, che sarà presentata all’ ECO, il Congresso Europeo sull’Obesità, che si terrà quest’anno a Venezia, tra il 12 e il 15 maggio. I risultati, basati sui dati sanitari della UK Biobank, indicano che per gli adulti di età pari o inferiore a 65 anni, il mantenimento di un indice di massa corporea, o IMC, entro l’intervallo normale di 23-25 kg/m² è associato al rischio più basso di morire per malattie cardiovascolari. Per gli ultrasessantacinquenni, invece, il rischio più basso era rappresentato dal sovrappeso moderato, con un IMC di 26-28 kg/m². Il mantenimento di un peso sano è fondamentale per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, in particolare per le persone affette da diabete di tipo 2, che sono predisposte alle malattie cardiovascolari e alla morte. Tuttavia, non è chiaro se l’intervallo di IMC ottimale per le persone con diabete di tipo 2 vari in base all’età. Per colmare queste lacune di conoscenza, i ricercatori hanno esplorato le differenze di età nell’associazione tra IMC e rischio di morte cardiovascolare in 22.874 partecipanti alla UK Biobank, con una precedente diagnosi di diabete di tipo 2 al momento dell’arruolamento tra il 2006 e il 2010. I pazienti con precedenti malattie cardiovascolari non sono stati esclusi. L’età media di tutti i partecipanti era di 59 anni e circa il 59% erano donne. La loro salute cardiovascolare è stata monitorata, utilizzando cartelle cliniche collegate, per quasi 13 anni, durante i quali 891 partecipanti sono morti per malattie cardiovascolari. I ricercatori hanno analizzato i dati in due gruppi di età, gli anziani, coloro di oltre 65 anni, e la mezza età, chi aveva 65 anni o meno, e hanno valutato la relazione tra variabili come l’IMC, la circonferenza vita e il rapporto vita-altezza e il rischio di morte cardiovascolare. È stato, inoltre, calcolato il punto di cut-off ottimale, ovvero il punto al di sotto del quale il risultato di un test qualitativo è considerato negativo e al di sopra del quale viene considerato positivo o viceversa, dell’IMC nelle diverse fasce d’età e i risultati sono stati aggiustati per i tradizionali fattori di rischio cardiometabolico e altri fattori associati a esiti cardiovascolari avversi, tra cui l’età, il sesso, l’anamnesi di fumo, il consumo di alcol, il livello di esercizio fisico e la storia di malattie cardiovascolari. Dalle analisi è emerso che nel gruppo di mezza età, avere un IMC nella fascia di sovrappeso compresa tra 25 kg/m² e 29,9 kg/m² era associato a un rischio maggiore del 13% di morire per malattie cardiovascolari, rispetto a chi aveva un IMC nella fascia nella norma, ovvero inferiore a 25,0 kg/m². Tuttavia, nel gruppo degli anziani, un IMC nella fascia di sovrappeso da 25 kg/m² a 29,9 kg/m² era associato a un rischio di morte inferiore del 18% rispetto a un IMC nella fascia normale (inferiore a 25,0 kg/m². La relazione tra IMC e rischio di morte cardiovascolare ha mostrato un andamento a ‘U’, anche dopo la stratificazione per età, per cui il punto di cut-off ottimale dell’IMC era diverso nei gruppi di anziani e di mezza età. Per il gruppo di mezza età, il cut-off ottimale dell’IMC era di 24 kg/m², mentre per il gruppo di anziani era di 27 kg/m². Di conseguenza, è possibile sviluppare piani di trattamento personalizzati in ambito clinico, adattando le raccomandazioni ai diversi gruppi di età. I ricercatori hanno anche riscontrato una relazione positiva tra la circonferenza vita e il rapporto tra vita e altezza e il rischio di morte cardiovascolare. Con l’aumento della circonferenza vita, anche il rischio di morte cardiovascolare è aumentato di conseguenza. Quando la popolazione dello studio è stata suddivisa in categorie di età avanzata e media, questa tendenza all’aumento è rimasta costante. “È importante dimostrare che l’IMC ottimale per le persone con diabete di tipo 2 varia in base all’età, indipendentemente dai tradizionali fattori di rischio cardiometabolico”, ha detto Shaoyong Xu, dello Xiangyang Central Hospital, Affiliated Hospital of Hubei University of Arts and Science, Xiangyang, in Cina. “I nostri risultati suggeriscono che per le persone anziane in moderato sovrappeso ma non obese, mantenere il peso piuttosto che perderlo può essere un modo più pratico per ridurre il rischio di morire per malattie cardiovascolari”, ha continuato Xu, che è anche autore principale. “I nostri risultati indicano anche che l’adiposità può offrire una certa protezione contro le malattie mortali, ha aggiunto Xu. “I possibili meccanismi biologici che spiegano questo ‘paradosso di sopravvivenza dell’obesità’ negli anziani potrebbero essere associati a un tasso inferiore di perdita di massa ossea, che riduce gli effetti delle cadute e dei traumi, e a maggiori riserve nutrizionali per far fronte a periodi di stress acuto”, ha ipotizzato Xu. Secondo gli autori, in futuro si potrebbero utilizzare misure di obesità centrale, come la circonferenza della vita, per affinare ulteriormente il rischio. Gli scienziati sottolineano che si tratta di uno studio osservazionale e, come tale, non può stabilire una causa. I ricercatori riconoscono vari limiti ai loro risultati, tra cui il numero ridotto di decessi per cause cardiovascolari e l’assenza di informazioni sul tipo di malattia cardiovascolare o su trattamenti specifici. Inoltre, la squadra di ricerca fa notare che la maggior parte dei partecipanti allo studio della Biobanca del Regno Unito è di etnia bianca; quindi, i risultati potrebbero non essere applicabili a persone di altre origini etniche. Inoltre, la natura dello studio di coorte può creare potenziali errori di classificazione che potrebbero influenzare parzialmente le conclusioni, perché le misure antropometriche sono state valutate solo all’inizio dello studio e il peso corporeo può cambiare durante il periodo di follow-up. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.