Roma – Il 93,1% delle ragazze e dei ragazzi intervistati nelle scuole ritiene sia utile parlare di obesità e sovrappeso patologico e al 59,4% di loro piacerebbe partecipare ad un progetto dedicato a questi temi. Il 67,8% riconosce che i ragazzi e le ragazze affette da obesità hanno più difficoltà ad inserirsi in un gruppo, e ancora il 91,3% dichiara che sono anche più soggetti ad atti di bullismo. Fra la popolazione adulta, invece, un numero significativo di persone (29%) ammette di avere poca o nessuna conoscenza riguardo al tema del sovrappeso, dell’obesità e dei rischi correlati. Più della metà degli intervistati riconosce l’importanza dei fattori genetici o della predisposizione familiare, mentre i fattori psicologici e le condizioni socioeconomiche non sono percepiti da molti come una causa significativa.
Sono alcuni dei dati che emergono dall’indagine nelle scuole e nelle farmacie condotta da Cittadinanzattiva e Federfarma nell’ambito di “Feel Good” – la campagna nata con l’obiettivo di aumentare l’informazione e la sensibilizzazione sul tema dell’obesità – e presentati questa mattina a Roma.
Assieme ai risultati dello studio (che ha interessato 5 istituti superiori di secondo grado e 105 farmacie in Piemonte, Lazio e Sicilia) sono state illustrate le altre attività della campagna, tra cui: un percorso informativo-formativo interattivo on line, realizzato nelle scuole partecipanti da esperti su tre tematiche specifiche (benessere fisico e psichico, promuovere la body positivity, riconoscere e affrontare fenomeni di body shaming nella vita quotidiana e online); la realizzazione di appositi corner informativi, con i ragazzi nel ruolo di “informatori di salute” sui temi della campagna; la formazione su fattori di rischio e stili di vita, con il coinvolgimento di genitori e docenti per il ruolo di prevenzione e sostegno alla cura; la somministrazione, nelle farmacie aderenti, di un questionario per rilevare il grado di consapevolezza e percezione dei fattori di rischio ed interventi personalizzati di educazione sanitaria.
All’indagine hanno partecipato 325 studenti di cinque scuole secondarie di secondo grado: l’Istituto di Istruzione Superiore “Tommaso D’Oria” di Ciriè (TO); l’Istituto di Istruzione Superiore “Giovanni Sulpicio” di Veroli (FR); il Liceo Scientifico “Giuseppe Peano” di Roma; il Liceo Ginnasio “Mario Cutelli e Carmelo Salanitro” di Catania; l’Istituto Professionale “Pietro Piazza” di Palermo. Sette studenti su dieci asseriscono che l’obesità può influenzare la qualità della vita, circa la metà la considera “una patologia in grado di determinare una situazione di malattia”, mentre quasi due su cinque (38,9%) affermano che sia un disturbo alimentare. Il 54,5% sostiene che nel nostro Paese l’obesità è un fenomeno preoccupante soprattutto tra i bambini e al sud, mentre per il 68,4% di loro non esiste un’unica causa che determina l’obesità, ma più cause legate tra loro (predisposizione genetica, cause ambientali, patologie, farmaci, ecc.).
“L’obesità – dichiara Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva – è una patologia dalle forti implicazioni sociali, oltre che impattante per i costi sanitari, individuali e collettivi. Secondo i dati 2022 dell’Istituto Superiore di Sanità, il 18% dei ragazzi fra gli 11 e i 17 anni è in sovrappeso, ed il 4% risulta obeso; come evidenziato dai risultati della campagna Feel Good c’è molto da investire, soprattutto nella popolazione giovanile, anche in termini di educazione sanitaria, per rimuovere barriere di carattere soggettivo che frenano ancora troppe persone nel considerare la gravità delle conseguenze cui si può andare incontro. Per farlo, la scuola ed anche i social media possono essere il contesto privilegiato per i ragazzi e le ragazze. Accanto a questo elemento, è imprescindibile che le istituzioni sanitarie del nostro Paese investano per favorire i percorsi di diagnosi e cura per chi ne è affetto. Come? Innanzitutto riconoscendo l’obesità nei Lea e rafforzando centri ed equipe specializzate ed integrate che ad oggi sono insufficienti e presenti in maniera non uniforme sul territorio nazionale”.
Le 105 farmacie aderenti, collocate nelle province di riferimento delle scuole, hanno raccolto 1043 questionari di cittadini, con un campione a forte prevalenza femminile, principalmente nel pieno della propria vita lavorativa e mediamente molto istruito. Ciò malgrado, a fronte del 63,6% che dichiara di saperne abbastanza, e di un ulteriore 7,4% che riferisce di saperne molto, ben il 29% ammette di saperne poco o nulla quando sente parlare di sovrappeso, obesità e rischi correlati. Tra le cause che ne determinano l’insorgenza, 4 su 5 le identificano in errati comportamenti personali o in stili di vita non congrui, 3 su 4 nella compresenza di patologie o alterazioni metaboliche, circa 3 su 5 nella presenza di fattori genetici o predisposizione familiare. Seguono i fattori psicologici (52,9%) e le condizioni socio-economiche e ambientali (42,1%). Che l’obesità non dipenda solo dalla buona volontà del singolo è anch’essa una consapevolezza ampiamente diffusa (80,2%). Allo stesso tempo il 67,8% dei cittadini intervistati in farmacia la considera una vera e propria malattia e l’84,3% la ritiene impattante al pari di altre patologie croniche.
“Federfarma supporta con convinzione il progetto Feel Good, perché in sintonia con la quotidiana attività svolta dalle farmacie di comunità, dove il farmacista accoglie, informa e orienta il cittadino su salute e corretti stili di vita” afferma il presidente di Federfarma nazionale Marco Cossolo. “La farmacia è il primo luogo di contatto del cittadino con il SSN. È quell’anello di congiunzione che permette a tutti i cittadini di accedere, ovunque sul territorio, agli stessi servizi e prestazioni sanitarie. L’obesità è una patologia da non sottovalutare e le farmacie vogliono dare il loro contributo”.(30Science.com)