Roma – Un nuovo studio, a cui partecipano Istituto dei Tumori di Milano, Policlinico San Matteo di Pavia, Policlinico Umberto I e Policlinico Gemelli di Roma, ha l’obiettivo di comprendere gli effetti dell’immunoterapia sul sistema immunitario e sulla sua capacità di ristabilire un’immunosorveglianza, persa con lo sviluppo del tumore.
Il carcinoma tiroideo rappresenta il 3-4% di tutti i tumori (fonte: I numeri del cancro 2023), con un’incidenza di 580mila nuovi casi al mondo ogni anno. In Italia nel 2023 sono state 12.200 le nuove diagnosi. Il carcinoma differenziato, che rappresenta la forma tumorale più frequente (90-95%), viene comunemente trattato chirurgicamente, con successiva ablazione con iodio radioattivo del tessuto tiroideo residuo, e la prognosi è generalmente molto favorevole: la sopravvivenza a 5 anni è intorno al 92-96%. Tuttavia, il 5-15% dei casi è resistente al trattamento con iodio radioattivo.
Riuscire a comprendere in maniera più chiara come agisce l’attività del sistema immunitario sul carcinoma tiroideo potrebbe portare a risultati destinati ad impattare positivamente sulla pratica clinica. È questo l’obiettivo dell’innovativo studio accademico NePenThe NCT05852223, condotto dagli Istituti Clinici Scientifici Maugeri di Pavia su un campione di 25 pazienti che vede il coinvolgimento di Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, Policlinico San Matteo di Pavia, Policlinico Umberto I e Policlinico Gemelli di Roma. Lo studio no profit, partito a novembre 2023 e della durata di 3 anni, prevede la somministrazione di due cicli di immunoterapia prima dell’intervento chirurgico allo scopo di comprenderne gli effetti sul sistema immunitario e sulla sua capacità di ristabilire un’immunosorveglianza, persa con lo sviluppo del tumore.
“L’ipotesi dalla quale siamo partiti è che il cancro si sviluppa per un deficit di sorveglianza del nostro sistema immunitario, che non è in grado di riconoscere le “situazioni di pericolo” per l’organismo inclusa la presenza di cellule tumorali – spiega la prof.ssa Laura Locati direttore della Struttura Complessa di Oncologia presso gli Istituti Clinici Scientifici Maugeri IRCCS di Pavia e professore associato di Oncologia Medica all’Università di Pavia – Normalmente l’immunoterapia viene somministrata nelle fasi avanzate della malattia oncologica, in presenza di recidive o metastasi, anche se oggi si tende ad anticipare la somministrazione nelle fasi più precoci. Lo studio che stiamo conducendo prevede la somministrazione dell’immunoterapia prima della tiroidectomia con l’obiettivo primario di studiare come le diverse popolazioni di cellule immunitarie si modifichino dopo due cicli di immunoterapia, se siano diventate più “competenti” e quindi in grado di intercettare meglio eventuali cellule tumorali residue e quanto questo cambiamento del sistema immunitario sia persistente”.
I pazienti coinvolti nello studio clinico sono tutti candidati ad intervento chirurgico di tiroidectomia, 20 verranno randomizzati a ricevere il trattamento sperimentale con immunoterapia prima dell’intervento chirurgico e 5 saranno trattati con approccio terapeutico standard. Saranno esclusi dallo studio i soggetti con infezioni virali attive o patologie immunorelate, e i portatori di tutte quelle condizioni cliniche per cui l’immunoterapia è controindicata.
“È il primo studio che indaga gli effetti dell’immunoterapia sul sistema immunitario nei soggetti affetti da carcinoma della tiroide – spiega la dott.ssa Locati -. L’immunoterapia sarà somministrata dagli specialisti degli Istituti Clinici Scientifici Maugeri di Pavia e dell’Istituto dei Tumori di Milano, mentre i centri che partecipano al progetto (Policlinico San Matteo di Pavia, Policlinico Umberto I e Policlinico Gemelli di Roma) avranno l’obiettivo di arruolare i pazienti da sottoporre allo studio”.(30Science.com)