Roma – L’analisi completa della qualità dell’acqua con un approccio innovativo potrebbe contribuire a identificare le fonti di inquinamento idrico, anticipandone e prevenendone gli effetti negativi. A compiere un passo significativo in questa direzione uno studio, pubblicato sulla rivista Science, condotto dagli scienziati dell’Università di Cambridge e dell’Università di Trent. Il team, guidato da Jérémy Fonvielle, ha utilizzato la spettrometria di massa per ricostruire i percorsi degli inquinanti e comprenderne gli impatti sulle riserve idriche. Microplastiche derivanti da pneumatici, pesticidi provenienti dai campi, tossine rilasciate da fioriture algali dannose sono solo alcune delle sostanze chimiche organiche che possono essere rilevate nei bacini idrici. Individuare l’origine di questi inquinanti, sostengono gli autori, potrebbe favorire la definizione di strategie di prevenzione mirata. Il gruppo di ricerca ha analizzato campioni raccolti dai fiumi e dai laghi in tutta Europa e nel Canada settentrionale.
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Per capire cosa guida la chemiodiversità, il team ha esaminato gli studi sulla materia organica disciolta in campioni di acqua dolce provenienti da fiumi e laghi in tutta Europa e nel Canada settentrionale.
CREDITO
Jeremy Fonvielle/Università di Cambridge
L’insieme di composti organici disciolti, o chemodiversità, può contribuire alla salute degli ecosistemi, ma anche causarne il degrado, a seconda delle molecole presenti. “Gli approcci tradizionali al monitoraggio della qualità dell’acqua – osserva Fonvielle – implicano l’esecuzione di numerose misurazioni diverse con molti dispositivi, il che richiede molto tempo. La nostra tecnica è un modo semplice per ottenere una panoramica completa di ciò che sta accadendo in un particolare fiume o lago. I risultati sono disponibili in circa un’ora”. L’analisi del lago Erie, in Canada, ad esempio, ha mostrato livelli elevati di inquinamento da fosforo. Osservando la composizione delle singole molecole nel campione di acqua, i ricercatori hanno identificato come fonte di questo inquinamento le attività agricole, piuttosto che gli effluenti delle acque reflue. “Con il nostro metodo – sottolinea Andrew Tanentzap della Trent University School of the Environment, coautore dell’articolo – possiamo valutare l’impronta molecolare unica di diverse fonti di inquinamento nell’acqua dolce per identificarne l’origine. La materia organica disciolta è una delle miscele più complesse sulla Terra, influenza molti processi nei fiumi e nei laghi, come il ciclo dei nutrienti, lo stoccaggio del carbonio, l’assorbimento della luce e le interazioni della rete alimentare”. La tecnica proposta dal team verrà applicata all’analisi di campioni di acqua provenienti dai canali di drenaggio dei terreni agricoli nelle Fens, una regione paludosa naturale nell’Inghilterra orientale, per comprendere la salute dell’acqua dolce in questo paesaggio. (30science.com)