Roma – Oltre 2000 gli interventi eseguiti con tecnologia robotica in dieci anni: l’Ortopedia modenese segna un’epoca nella chirurgia protesica di anca e ginocchio, grazie all’adozione di tecnologie avanzate che garantiscono precisione chirurgica, tempi di recupero ridotti e migliori risultati per i pazienti.
La Struttura complessa di Ortopedia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, diretta dal Prof. Fabio Catani, Ordinario di Malattie dell’apparato locomotore dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, raggiunge il traguardo dei 2000 interventi chirurgici di protesica di anca e ginocchio con l’ausilio di tecnologia robotica. Un traguardo importante, raggiunto a dieci anni dall’introduzione di questa tecnica: è stato il 2014, infatti, l’anno che ha segnato un punto di svolta nella pratica chirurgica ortopedica, grazie all’approvazione del progetto che introduceva la chirurgia robotica da parte dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena.
Grazie a questa innovazione, i chirurghi possono eseguire interventi di chirurgia protesica con una precisione senza precedenti, ottimizzando l’accuratezza nell’esecuzione del posizionamento funzionale dell’impianto e quindi migliorando i risultati clinico-funzionali per i pazienti. La robotica viene applicata con successo all’impianto delle protesi totali di anca e ginocchio, nonché alle protesi monocompartimentali di ginocchio: ciò consente un’ampia gamma di trattamenti personalizzati, nel rispetto delle indicazioni chirurgiche di ogni paziente affetto da artrosi di anca e ginocchio.
Il software robotico è basato sull’uso di una TC preoperatoria tridimensionale, che consente al chirurgo di studiare nei dettagli l’anatomia del paziente candidato all’intervento e permette l’esecuzione di una chirurgia paziente-specifica, che garantisce la stabilità articolare dell’impianto protesico nel rispetto dei tessuti molli durante la fase di bilanciamento intraoperatoria. L’utilizzo della tecnologia robotica inoltre offre una maggiore precisione nel posizionamento degli impianti protesici e una minore invasività chirurgica, grazie al risparmio dei tessuti molli e dell’osso dell’articolazione trattata. Questo si traduce in procedure chirurgiche più sicure, in tempi di recupero riabilitativo più rapidi ed una maggior sopravvivenza dell’impianto protesico: tutti fattori che abbassano notevolmente il rischio di revisione della protesi impiantata.
“Sono molto orgoglioso del percorso che in questi anni abbiamo compiuto insieme a Luca Bianchi, Andrea Ensini, Gianluca Grandi, Andrea Marcovigi, Nikita Matveitchouk e Francesco Zambianchi –commenta il Prof. Fabio Catani, Ordinario di Malattia dell’apparato locomotore di Unimore e Direttore della Struttura Complessa di Ortopedia e Traumatologia-. Ci siamo impegnati al massimo per offrire cure d’avanguardia ai nostri pazienti. La nostra esperienza nella chirurgia robotica ci ha permesso di diventare un vero punto di riferimento per la formazione dei giovani chirurghi, con il riconoscimento di enti prestigiosi come la European Knee Society e la EFORT.
“La robotica in chirurgia – continua il Prof. Catani – non solo ha migliorato sensibilmente i risultati per i pazienti, ma è diventata anche uno strumento fondamentale nella nostra ricerca scientifica. Questo ci ha permesso di condurre studi approfonditi e di pubblicare i nostri risultati su riviste specializzate di fama internazionale. Nel nostro piccolo, siamo molto soddisfatti del contributo dato allo sviluppo delle conoscenze nell’ambito della chirurgia ortopedica a livello internazionale”. (30Science.com)