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Di Stadio (UniCt): perdita udito può ridurre memoria e capacità di ragionamento

(1 Marzo 2024)

Roma, 1 mar. – “La perdita dell’udito da un solo orecchio, se non adeguatamente corretta con una protesi acustica è in grado di ridurre le capacità di ragionamento e di memoriadi una persona oltre che limitare gli scambi interpersonali”. Lo afferma la neuroscienza Arianna Di Stadio, docente all’Università di Catania e Ricercatore onorario presso il laboratorio di neuroinfiammazione e disturbi del movimento dell’UCL Queen SquareNeurology di Londra autore di numerosi studi su questo tema pubblicati su prestigiose riviste internazionali come Frontiers in Neuroscience ed Audiology e Neurotology. L’udito fa parte dei nostri cinque sensi e, come dimostrato da recenti studi scientifici, è l’ultimo che perdiamo prima di morire. “È ben noto quanto parlare ad una persona – anche se non cosciente – sia importante – spiega la Di Stadio – per il recupero; la voce udita è infatti in grado di mantenere attive alcune funzioni cerebrali ed attivarne altre, come ad esempio quelle dei ricordi. Infatti, l’udito, più propriamente l’area uditiva nel cervello, è collegato sia a quella della memoria che del linguaggio. Questo senso è fondamentale nella fase di sviluppo quando appunto impariamo a parlare, ma anche in età adulta visto il suo stretto legame con la memoria. Le orecchie, dunque, non ci servono solo per sentire, ma anche per ricordare e parlare”. Questo senso, insieme all’olfatto, è quello che ci allerta dei pericoli, che ci permette di identificare la direzione di un suono (come, ad esempio, un’ambulanza) ma allo stesso tempo è in stretto contatto con alla nostra componente emozionale; tutti noi ci siamo emozionati con una canzone e spesso anche con l’ascolto della semplice melodia. “Questo avviene sia per la connessione tra udito e memoria sia tra memoria e sistema limbico da cui hanno origini le emozioni: in modo complesso queste aree si parlano scatenando un’emozione all’ascolto di alcuni suoni”, dice l’esperta. “La biauralità, capacità di udire con entrambe le orecchie, è una funzione fondamentale”, aggiunge. Quando perdiamo l’udito l’area cerebrale deputata ad esso nel lobo temporale, degenera e comincia ad atrofizzarsi, e poiché l’area uditiva, una volta persa non può riorganizzarsi, se non si interviene prontamente si rischia che questa zona del cervello diventi del tutto inattiva e appunto neurodegeneri. “Sfortunatamente sappiamo che quando il cervello comincia ad atrofizzarsi si possono instaurare fenomeni di neuroinfiammazione e neurodegenerazione che per contiguità (aree vicine nel cervello) posso passare dall’area dell’udito a quelle vicine, ed in particolare intaccare l’area della memoria”, dice la neuroscienziata. “Diversi studi scientifici hanno dimostrato che la perdita uditiva non trattata predispone le persone ad un maggior rischio di ammalarsi di Alzheimer”, aggiunge. “Fortunatamente però differenti studi dimostrano che usando le protesi acustiche, incluse quelle che si impiantano chirurgicamente, è possibile invertire – prosegue Di Stadio – questo processo sia di re-indirizzamento che di neurodegenerazione migliorando così le capacità del cervello e prevenendo il deterioramento cognitiva. In generale la perdita dell’udito progressiva e bilaterale, avviene in soggetti di una certa età in cui i processi di invecchiamento hanno già iniziato ad intaccare le funzioni della memoria, quindi io ritengo che un approccio combinato, riabilitazione dell’udito più esercizi per la memoria più molecole per combattere la neuroinfiammazione possa essere assolutamente utile. Uno studio del 2022 pubblicato su Frontiers Aging Neuroscience dimostra che l’utilizzo della PEA ultramicronizzata è in grado di migliorare sia il metabolismo dell’encefalo che quello dei mitocondri. Questi ultimi (organelli che producono l’energia per le cellule) sono molto presenti nell’orecchio; quindi, questa molecola oltre ad essere di beneficio per le funzioni cognitive potrebbe esserlo anche per quelle uditive. Stiamo organizzando uno studio per valutare come l’utilizzo della PEA ultramicronizzata possa aiutare nel recupero di soddisfacenti funzioni uditive i soggetti portatori di protesi acustiche”. Udire bene ci permette di mantenere le relazioni sociali che, secondo l’esperta, sono un altro importante elemento per preservare il cervello nelle migliori condizioni. (30Science.com)

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