Valentina Di Paola

Tracce di inquinanti trovate nei coralli del Mediterraneo

(9 Febbraio 2024)

Roma – Per la prima volta, sono state trovate tracce di inquinanti derivanti dall’utilizzo di combustibili fossili nelle popolazioni di corallo del Mediterraneo. A documentarlo uno studio, pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment, condotto dagli scienziati dell’University College di Londra. Il team, guidato da Lucy Roberts, ha esaminato i coralli della baia di Illa Grossa, al largo delle isole Columbretes nel Mar Mediterraneo. Questi dati potrebbero offrire un nuovo strumento per ricostruire la storia degli effetti dell’inquinamento sulle creature coralline. Il gruppo di ricerca ha identificato delle ceneri volanti, o particelle carboniose sferoidali (SCP), considerati un indicatore della presenza umana sull’ambiente. I coralli, spiegano gli esperti, rappresentano una fonte importante per gli studi paleoclimatici perché sono caratterizzati da un tasso di crescita facilmente misurabile. In modo simile agli anelli degli alberi, la loro lunga vita e la crescita lenta e regolare possono fornire agli scienziati informazioni preziose con cadenze annuali, mensili e addirittura settimanali. “Gli inquinanti incorporati negli scheletri dei coralli – riporta Roberts – si estendono per decenni. Questa scoperta ricostruisce un quadro più chiaro di quanto sia realmente estesa l’influenza dell’uomo sull’ambiente”. Nell’ambito del lavoro, gli studiosi hanno raccolto campioni di corallo da diversi siti lungo una barriera corallina al largo della costa di Castelló. Gli esemplari monitorati, dei coralli Cladocora caespitosa a circa 60 chilometri dalla costa all’interno di una riserva marina protetta, sono stati monitorati per due decenni. Questa specie è l’unica nel Mediterraneo con la capacità di formare grandi barriere coralline a una velocità di crescita di circa 0,3 centimetri all’anno. Stando a quanto emerge dall’indagine, i coralli mostravano un aumento significativo della contaminazione da SCP tra il 1969 e il 1992, periodo in cui si è verificata una forte industrializzazione in Europa. I risultati, commentano gli autori, sono in linea con altre osservazioni in ambienti naturali diversi, e supportano l’idea che i coralli possano fungere da archivi naturali per misurare i cambiamenti dei livelli di inquinamento nel corso degli anni. “Le evidenze scientifiche – conclude Roberts – stanno dimostrando come e quanto profondamente l’uomo abbia alterato l’ambiente naturale. L’analisi di questi coralli e la raccolta di questi dati sono importanti per comprendere meglio la storia dell’impatto antropogenico sui vari ecosistemi del mondo”. (30science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).