Lucrezia Parpaglioni

Microbi legati alla decomposizione umana, possibile aiuto alla scientifica

(12 Febbraio 2024)

Roma – Una componente dei microbiomi associata alla decomposizione dei cadaveri umani si è dimostrata essere universale indipendentemente dal luogo o dalle condizioni ambientali. A rivelarlo uno studio internazionale, pubblicato su Nature Microbiology. I risultati mostrano una sequenza conservata e prevedibile di interazioni microbiche che scompongono la materia organica, il che potrebbe avere implicazioni per la scienza forense. La decomposizione è un processo fondamentale che ricicla materiale biologico morto per alimentare processi biologici, come la produttività delle piante e la respirazione del suolo. I funghi e i batteri microbici sono prevalentemente responsabili della decomposizione e, sebbene questo processo sia ben studiato, la ricerca si è concentrata prevalentemente sulla decomposizione della biomassa vegetale morta. A differenza delle piante, le carcasse degli animali, comprese quelle degli esseri umani, sono arricchite di proteine e lipidi facilmente decomponibili ma, il loro impatto sulla biogeochimica e sull’ecologia della comunità è stato finora poco compreso. Per colmare questa lacuna, Jessica Metcalf, della Colorado State University, Zachary Burchman, dell’University of Tennessee, e colleghi hanno monitorato il processo di decomposizione in 36 cadaveri umani, che sono stati donati alla scienza. I corpi sono stati collocati in tre luoghi con clima temperato o semi-arido, con tre cadaveri posizionati in ciascun luogo per ciascuna delle quattro stagioni, e i ricercatori hanno prelevato campioni della pelle dei cadaveri e del terreno circostante durante i primi 21 giorni post-mortem. La squadra di ricerca ha scoperto che i cadaveri umani in decomposizione avevano un consorzio universale di microbi, indipendentemente dal luogo, dal clima o dalla stagione, che sono rari negli ambienti di non decomposizione e sembrano unici nella decomposizione terrestre della carne. Utilizzando genomi assemblati tramite metagenoma e profilazione metabolomica dei terreni adiacenti ai cadaveri, gli scienziati hanno riprodotto una rete di interazioni che ha fornito una ricostruzione di come funghi e batteri condividano le risorse mentre metabolizzano i prodotti della decomposizione. Metcalf e colleghi ritengono che gli insetti potrebbero fungere da vettori che disperdono questi microbi da un animale in decomposizione all’altro. Attraverso i dati relativi alla sequenza temporale microbica della decomposizione del cadavere, combinati con un modello di apprendimento automatico, gli autori sono stati anche in grado di prevedere il tempo trascorso dalla morte, il che potrebbe avere potenziali applicazioni future per la scienza forense. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.