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Tumori: medici poco formati su umanizzazione cure, da Cipomo prima scuola in Italia

(28 Febbraio 2024)

Roma – In Italia la maggioranza degli operatori sanitari non ha ricevuto formazione specifica per incrementare quelle competenze che consentono cure più umanizzate. Su una scala da 0 a 10, la formazione dei medici sulla comunicazione clinica e/o sulla relazione di aiuto arriva a un punteggio di 2,75, con ricadute negative maggiori su patologie complesse come il cancro. Con l’intento di colmare questa lacuna CIPOMO ha realizzato la scuola “Humanities in Oncology”, una delle prime in Europa rivolta ai medici oncologi a creare una connessione tra l’oncologia, le scienze umane applicate in medicina e l’addestramento alla comunicazione. Si tratta di un programma articolato che partirà con un corso residenziale a Piacenza il 1° marzo e proseguirà con altre iniziative distribuite sul territorio nazionale (corsi FAD, workshop tematici, corsi itineranti). Il progetto viene lanciato questa mattina nell’aula Benedetto XVI presso il Collegio Teutonico della Città del Vaticano. “In questa fase di grande sviluppo scientifico e tecnologico, c’è un’enorme domanda di guarigione attorno a noi, che spesso si sviluppa lontanissima dalla tradizione cristiana”, spiega S.E. Mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. “Molte persone oggi vanno alla ricerca di pratiche magiche, occulte, miracolistiche, astrologiche. Credo – continua – che questa affannosa ricerca di protezione, sicurezza e guarigione sia una domanda che spesso non trova ascolto. La domanda di guarigione, anche se spesso è mal posta, non è altro che una grande domanda d’amore. E dobbiamo rispondere. Pertanto, incoraggio il CIPOMO a proseguire sulla strada intrapresa con questa iniziativa”. Spiega Luisa Fioretto,pPresidente CIPOMO, socio fondatore della Scuola, direttore del Dipartimento Oncologico dell’Azienda Sanitaria Toscana Centro: “La nostra scuola punta a favorire quell’insieme di competenze comunicative relazionali e umane necessarie nella professione dell’oncologo. Sono competenze che restano spesso al di fuori dei normali percorsi formativi universitari e post-universitari. In un’ottica di formazione continua la Scuola potrà rappresentare uno spazio di crescita per tutti gli oncologi interessati a percorsi specialistici post-universitari nell’ambito della comunicazione e delle medical humanities”. Per umanizzazione delle cure s’intende quel processo in cui si deve porre il malato al centro della cura. “Questo concetto segna il passaggio da una concezione del malato come mero portatore di una patologia ad una concezione del malato come persona, con i suoi sentimenti, le sue conoscenze, le sue credenze rispetto al proprio stato di salute”, continua Fioretto. “In questo contesto il processo di umanizzazione consiste nel ricondurre al centro l’uomo con la sua esperienza di malattia e i suoi vissuti”, aggiunge. Il tema dell’umanizzazione del servizio al malato è stato inserito per la prima volta nel Patto per la Salute 2014-2016 dal Ministero della Salute e da AGENAS. Nel documento l’umanizzazione viene definita come impegno a rendere i luoghi di assistenza e i programmi di diagnosi e terapia orientati quanto più possibile alla “persona” considerata nella sua interezza fisica, sociale e psicologica. “E’ fondamentale trasmettere al malato che non sarà solo ad affrontare la malattia, ma avrà accanto medici ed infermieri, non solo con competenze tecniche ma anche con umana comprensione, vicinanza e gentilezza”, sottolinea Luigi Cavanna, past president e socio fondatore della scuola CIPOMO. “Per questo quando la persona si confronta con una diagnosi di cancro umanizzare i suoi percorsi diagnostici terapeutici ed i suoi luoghi di assistenza – sottolinea Alberto Scanni, presidente emerito e socio fondatore della scuola CIPOMO – assume carattere strategico, sia a favore del paziente riguardo la qualità delle cure ricevute e percepite, sia a favore dei sanitari riguardo all’esperienza professionale vissuta”. E a vincere sono tutti. “Numerosi studi hanno mostrato che gli effetti di una comunicazione medico-paziente sono maggiormente di appoggio all’efficacia maggiore delle terapie e a un miglioramento della qualità della vita del paziente”, spiegano gli esperti. La capacità di umanizzazione delle cure non dipende dalla sensibilità del singolo medico, ma è un’abilità che, secondo CIPOMO, può e deve essere appresa. “Gestire una relazione complessa come quella medico-paziente richiede numerose competenze che devono essere integrate”, precisa la presidente Fioretto. “Non basta un’istintiva capacità di accudire, né una generale empatia. Serve saper ‘allenare’ queste competenze”, conclude. (30Science.com)

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