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Scende ancora l’Indice di vicinanza alla salute, mai così basso

(23 Febbraio 2024)

Roma – Continua la discesa dell’Indice di Vicinanza della salute, che nel 2022 ha totalizzato 86 punti, perdendo 14 punti rispetto al valore base di 100 punti fissato per il 2010, anno di partenza della rilevazione. Si è scesi così di altri 4 punti rispetto al 2021 in cui si registravano 90 punti. Lo rivela la seconda edizione del Rapporto che misura l’Indice di Vicinanza alla Salute della Fondazione Bruno Visentini, presentato oggi presso la sala Zuccari in Senato su iniziativa della senatrice Ylenia Zambito. Con il concetto di “vicinanza della salute” si intende la relazione nello spazio e nel tempo che sussiste tra la persona e la disponibilità̀ del bene salute e la possibilità̀ di fruirne. Ovvero, far sì che il momento in cui il bisogno di salute si origina, il momento in cui questo bisogno viene captato, il momento in cui vi si fornisce una risposta ed il momento in cui il destinatario effettivamente ne beneficia siano il più vicini possibile. Il rapporto prende in esame l’andamento 72 indicatori organizzati in 3 contesti e 22 domini. Obiettivo: verificare come stiano cambiando le dinamiche, servizi e condizioni di salute dal 2010 ad oggi. Uno sforzo di ricerca culminato nel Rapporto di ricerca intitolato “Unire i puntini: verso un Piano Nazionale di Salute”. “La prevenzione, la presa in carico del paziente, la telemedicina, l’assistenza territoriale, i servizi socio-sanitari, l’ospedale, ma anche il territorio, il terzo settore e i diversi attori del welfare che comunque contribuiscono alla tutela della salute pubblica e individuale, rappresentano i tanti puntini che devono essere uniti in quello che deve essere un approccio olistico ai bisogni di salute, esattamente come è previsto dalla logica One Health”, dichiaraa la senatrice Ylenia Zambito. “E come si possono unire i puntini se negli ultimi anni abbiamo assistito ad un incremento di interventi normativi abnorme? Lo si può fare solo attraverso la realizzazione di un momento di programmazione condivisa con tutti gli stakeholders a livello nazionale, che definisca i connotati dell’evoluzione del sistema di salute, a partire da un piano sanitario nazionale (l’ultimo risale al 2008), ma includendo anche gli altri elementi che sono a pieno titolo ‘attori della salute’, come la componente sociale o ambientale. Una sfida che, insomma, ci riguarda tutti”, aggiunge. “Nel 2022, nonostante i molteplici interventi normativi, non abbiamo assistito ancora ad una inversione i trend negativi acuitisi ulteriormente rispetto all’anno precedente, e le molteplici iniziative previste dal PNRR (molte delle quali ancora sulla carta) non sono ancora pienamente arrivate a migliorare lo stato della Vicinanza alla salute per i cittadini italiani”, spiega Duilio Carusi, adjunct professor Luiss Business School, coordinatore dell’Osservatorio. “Il desiderio di dare soluzioni e risposte ha dato luogo ad una proliferazione di interventi normativi e piani ad hoc spesso tra loro poco raccordati ed in parte sovrapposti. Manca ancora una visione di insieme riassunta in questo lavoro”, aggiunge. “A cominciare dal marzo 2020 abbiamo assistito ad una produzione normativa in materia sanitaria caratterizzata da una ipertrofia”, dice Carusi. Prevenzione, cronicità̀, telemedicina, fascicolo sanitario elettronico, assistenza territoriale, bacini di utenza ospedaliera hanno costituito, l’oggetto di svariate iniziative normative. Per rispondere alle tante criticità rilevate, ora più che mai c’è la necessità di far dialogare la sfera sanitaria con le componenti relative alla assistenza sociale, sociosanitaria e della tutela ambientale”, aggiunge. Gli esperti hanno sottolineato come appaia sempre più necessario ritornare ad uno sforzo di pianificazione a livello paese, che conduca ad un ‘Piano nazionale di salute’, che riprenda – ed integri anche su dimensioni extrasanitarie- un Piano Sanitario Nazionale. Le questioni piu’ rilevanti di oggi per la popolazione che vive in Europa sono: essere in grado di vivere non di sopravvivere, vivere in comunità sane e sicure e di potere beneficiare di politiche per la salute in grado di assicurare loro una vita migliore sia già oggi che per le prossime generazioni. Ma in realtà i dati dimostrano che oltre il 20% della popolazione nelle regione europea dell’OMS ( che include anche gli stati dell’ex-Unione Sovietica,Turchia e Israele), vivono con malattie prevenibili che purtroppo ne limitano fortemente la loro partecipazione sia alla vita sociale che a quella economica. E il 20% della popolazione europea più povera è a rischio doppio di essere colpita da una malattie mentale, con la consequenza che, la loro cura, raggiunge costi che corrispondono al 4% del PIL del singolo Stato. “Tuttavia – dice la Christine Brown, direttore dell’Ufficio europeo dell’OMS per gli investimenti per la salute e lo sviluppo con sede a Venezia – la buona notizia che possiamo dare oggi è quella che abbiamo già soluzioni che possono dare risultati nella popolazione in 4 anni, riuscendo a migliorare ad esempio, la salute di ben 250.000 persone per un Paese di 60 milioni di abitanti: queste soluzioni verranno presentate in sede di convegno”. (30Science.com)

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