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San Raffaele, strategia per spegnere gene ipercolesterolemia senza modificare DNA

(28 Febbraio 2024)

Roma –  Ridurre il colesterolo, tramite un nuovo approccio legato ai geni. È questo quanto ottenuto nella ricerca sui topi da un team di studiosi guidati dall’ IRCCS San Raffaele. Pe raggiungere il loro obiettivo hanno utilizzato la repressione duratura di un gene che ha un ruolo nel controllo dei livelli di colesterolo, senza editing permanente del genoma. I loro risultati sono stati pubblicati su “Nature”. Hanno dimostrato che gli effetti del silenziamento epigenetico mirato – in cui la funzione genetica viene modificata senza modifiche dirette alla sequenza del DNA – durano per quasi un anno nei topi e portano a riduzioni del colesterolo circolante. I risultati dimostrano il potenziale del silenziamento epigenetico per il trattamento delle malattie legate a eccessivi livelli di colesterolo. Fino ad ora gli approcci di modifica del genoma avevano mostrato un certo successo, ma si temeva che la rottura del DNA per introdurre cambiamenti nella sequenza potesse portare a mutazioni indesiderate o attività inaspettate fuori bersaglio. L’editing dell’epigenoma è un’alternativa interessante, poiché interviene senza cambiare la sequenza genetica. Angelo Lombardo dell’IRCCS San Raffaele e colleghi, nel nuovo studio, descrivono un approccio per silenziare il gene PCSk9, che produce una proteina che promuove la degradazione dei recettori proteici per le lipoproteine a bassa densità (una forma di colesterolo), nei topi. Hanno analizzato diverse piattaforme di legame del DNA in grado di riconoscere il gene preso di mira e hanno scoperto che le proteine zinc finger forniscono le migliori prestazioni. Hanno poi utilizzato nanoparticelle lipidiche per fornire il meccanismo di editing epigenetico al flusso sanguigno dei topi, dove le nanoparticelle lipidiche circolavano poi nel fegato. Una singola somministrazione dei modificatori epigenetici ha ottenuto un silenziamento efficiente e duraturo del gene PCSK9 nei topi, quasi dimezzando i livelli circolanti della proteina PCSK9, fino a 330 giorni (al termine dell’esperimento). Gli autori sottolineano però che questi risultati sono una prova di principio, che merita ulteriori indagini. Suggeriscono che, con un’ulteriore valutazione, la loro piattaforma potrebbe gettare le basi per lo sviluppo di terapie che utilizzano il silenziamento epigenetico. (30science.com)

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