Valentina Arcovio

Procreazione assistita: esperto, a 20 anni dalla legge ancora criticità da superare

(9 Febbraio 2024)

Roma – “La legge 40 è stata modificata nehli anni, attraverso gli atti della Corte Costituzionale, ma presenta ancora molteplici criticità, per cui adesso sarebbe opportuno, a 20 anni di distanza, una nuova revisione prova di ogni preconcetto dal punti di vista ideologico”. Lo ha detto a la ginecologa Maria Giuseppina Picconeri, membro del direttivo nazionale della Società italiana di riproduzione umana e fondatrice del Nike Medical Center di Roma. “La legge 40 ha la caratteristica di contenere una serie di divieti che hanno influito in maniera notevole negli anni, limitando quella che era la nostra autonomia dal punto di vista professionale”, sottolinea Picconeri. “Nello specifico la legge definiva quanti fossero gli ovociti da utilizzare per formare gli embrioni, sancendo un limite netto di tre e stabilendo anche che tutti gli embrioni che si formavano da quella attività di inseminazione dovessero essere impiantati e quindi trasferiti in utero, comportando un notevole aumento di gravidanze multiple, soprattutto nelle coppie, dove le donne avevano un’età piuttosto giovane. Inoltre -continua – la legge vietava l’embribiopsia, cioè lo studio genetico dell’embrione e, di fatto, impediva alle coppie fertili, che correvano il rischio di una trasmissione di patologie genetica a carico dell’embrione, di poter usufruire di questi protocolli. Oltre questo divieto, ce ne è un’altro che permane ancora ad oggi, nonostante la rivisitazione della legge da parte della Corte costituzionale, di utilizzare gli embrioni anche con scopi di ricerca”. Secondo l’esperta, dunque, ci sono ancora diverse criticità da superare con lo scopo “di mettere i pazienti nelle condizioni di poter ricevere una cura nel momento in cui presentano problemi di infertilità”, sottolinea Picconeri. “Sarebbe, inoltre, opportuno riflettere sul fatto che in questo momento la legge consente di incrementare la natalità di circa il 3,54%. Ma se la legge dovesse essere applicata in maniera omogenea e ubiquitaria in tutto il territorio nazionale, consentendo alle coppie di superare i problemi che, a volte, possono essere di tipo economico nell’approccio a questo tipo di percorso, questa percentuale – conclude Picconeri – potrebbe anche raddoppiare nella popolazione italiana, con i bambini nati da procreazione medicalmente assistita che potrebbero facilmente arrivare al 7-8%”. (30Science.com)

Valentina Arcovio