Lucrezia Parpaglioni

L’ossigeno è la chiave per scoprire la tecnologia aliena

(3 Gennaio 2024)

Roma –  In un nuovo studio, pubblicato su Nature Astronomy, nel tentativo di verificare se vi siano forme di vita oltre la Terra, Adam Frank, professore di fisica e astronomia Helen F. e Fred H. Gowen all’Università di Rochester e autore di  The Little Book of Aliens, Harper, 2023 e  Amedeo Balbi, un professore associato di astronomia e astrofisica presso l’Università di Roma Tor Vergata, in Italia, hanno descritto le connessioni tra l’ossigeno atmosferico e il potenziale aumento della tecnologia avanzata su pianeti lontani. “Siamo pronti a trovare tracce di vita su mondi alieni”, ha detto Frank. “Ma come fanno le condizioni di un pianeta a dirci quali sono le possibilità di vita intelligente e tecnologica? Nel nostro articolo esploriamo la possibile compatibilità di qualsiasi composizione atmosferica con la presenza di tecnologia avanzata”, ha spiegato Balbi. “Abbiamo scoperto che i requisiti atmosferici potrebbero essere piuttosto severi”, ha aggiunto Balbi. Sebbene gli astrobiologi abbiano da tempo riconosciuto l’importanza dell’ossigeno per la vita come la conosciamo, l’ossigeno potrebbe anche essere la chiave per sbloccare una tecnologia avanzata su scala planetaria. Frank e Balbi sostengono che, al di là della sua necessità per la respirazione e il metabolismo negli organismi multicellulari, l’ossigeno è fondamentale per lo sviluppo del fuoco, e il fuoco è un segno distintivo di una civiltà tecnologica. I due studiosi hanno approfondito il concetto di “tecnosfere”, ovvero regni espansivi di tecnologia avanzata che emettono segnali rivelatori, chiamati “tecnosegnali”, di un’intelligenza extraterrestre. Sulla Terra, lo sviluppo della tecnologia ha richiesto un facile accesso alla combustione all’aria aperta, il processo alla base del fuoco, in cui qualcosa viene bruciato combinando un combustibile e un ossidante, di solito l’ossigeno. Che si tratti di cucinare, forgiare metalli per le strutture, creare materiali per le case o sfruttare l’energia attraverso la combustione di combustibili, la combustione è stata la forza trainante delle società industriali. Ripercorrendo la storia della Terra, i ricercatori hanno scoperto che l’uso controllato del fuoco e i successivi progressi metallurgici erano possibili solo quando i livelli di ossigeno nell’atmosfera raggiungevano o superavano il 18%. Ciò significa che solo i pianeti con concentrazioni significative di ossigeno possono essere in grado di sviluppare tecnosfere avanzate e, quindi, di lasciare tecnosegnali rilevabili. I livelli di ossigeno necessari per sostenere biologicamente la vita complessa e l’intelligenza non sono così alti come quelli che servono per lo sviluppo della tecnologia, quindi, secondo i ricercatori, anche se una specie potrebbe emergere in un mondo senza ossigeno, non sarà in grado di diventare una specie tecnologica. “Potrebbe essere possibile lo sviluppo della biologia, e persino di creature intelligenti, in un mondo che non ha ossigeno”, ha dichiarato Frank. “Ma – ha continuato Frank – senza una fonte pronta di fuoco, non potrebbe mai nascere una tecnologia superiore, perché questa richiede combustibile e fusione”. Si tratta del “collo di bottiglia dell’ossigeno”, un termine coniato dai ricercatori per descrivere la soglia critica che separa i mondi in grado di favorire le civiltà tecnologiche da quelli che ne sono privi. In altre parole, i livelli di ossigeno sono un collo di bottiglia che impedisce l’emergere di una tecnologia avanzata. “La presenza di alti livelli di ossigeno nell’atmosfera è qualcosa da superare per avere una specie tecnologica”, ha affermato Frank. “Tutto il resto può funzionare, ma se non c’è ossigeno nell’atmosfera, non si può avere una specie tecnologica”, ha proseguito Frank. Lo studio, che affronta un aspetto finora inesplorato nella ricerca cosmica della vita intelligente, sottolinea la necessità di dare la priorità ai pianeti con alti livelli di ossigeno per trovare caratteristiche tecnologiche extraterrestri. “Puntare su pianeti con alti livelli di ossigeno dovrebbe essere una priorità perché la presenza o l’assenza di alti livelli di ossigeno nelle atmosfere degli esopianeti potrebbe essere un indizio importante per trovare potenziali tecnosegnali”, ha sottolineato Frank. “Le implicazioni della scoperta di vita intelligente e tecnologica su un altro pianeta sarebbero enormi”, ha aggiunto Balbi. “Pertanto, dobbiamo essere estremamente cauti nell’interpretare i possibili rilevamenti”, ha precisato Balbi. “Il nostro studio suggerisce che dovremmo essere scettici nei confronti di potenziali tecnosegnali provenienti da un pianeta con ossigeno atmosferico insufficiente”, ha concluso Balbi. (30Science.com) Lucrezia Parpaglioni

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.