Lella Simone

Dal Pap test di routine uno strumento per rilevare i tumori ovarici

(6 Dicembre 2023)

Roma – Un nuovo test diagnostico per il cancro ovarico potrebbe rivoluzionare la diagnosi precoce dei tumori ovarici, consentendo di individuarli già nove anni prima della diagnosi clinica. Lo studio, condotto da una squadra interamente italiana guidata da ricercatori dell’Humanitas di Milano, dell’istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, dell’Università degli Studi di Torino, della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano IRCCS di Trieste e di tanti altri, rappresenta un passo avanti significativo nella lotta contro uno dei tumori più letali del sistema riproduttivo femminile. Il cancro ovarico è spesso difficile da individuare nelle fasi iniziali, crescendo silenziosamente per anni senza causare sintomi evidenti. Quando viene diagnosticato, spesso è già in fase avanzata e si è diffuso nell’addome. La necessità di metodi di rilevamento precoce è critica per migliorare le prospettive di guarigione. Lo studio si basa su un’idea innovativa: l’analisi dei dati genomici dei Pap test di routine. I Pap test, comunemente utilizzati per lo screening del cancro cervicale, contengono informazioni genetiche che potrebbero rivelare la presenza di tumori ovarici nelle loro fasi iniziali. Lara Paracchini e il suo gruppo di lavoro dell’Humanitas hanno esaminato 250 Pap test archiviati, raccolti durante lo screening di routine da 77 donne in buona salute e 113 donne che successivamente sarebbero state diagnosticate con il cancro ovarico. I risultati dettagliati sono descritti su Science Translational Medicine. L’analisi del DNA dei Pap test ha rivelato che le donne che sviluppavano il cancro ovarico tendevano ad avere un elevato numero di varianti genetiche chiamate anomalie nel profilo di copia. Sulla base di questi risultati, i ricercatori hanno sviluppato un test diagnostico chiamato Early oVArian cancer (EVA), che analizza i Pap test alla ricerca di instabilità genomica e anomalie nel profilo di copia. Nello studio retrospettivo, il test EVA è stato in grado di rilevare tumori ovarici e mutazioni legate al tumore già nove anni prima della diagnosi clinica, con una sensibilità del 75% e una specificità del 96%. Tuttavia, gli autori sottolineano che lo studio è limitato dalla sua natura retrospettiva e dalle dimensioni ridotte del campione, invitando a studi prospettici più ampi con gruppi di pazienti più numerosi e un follow-up più lungo. Se ulteriormente convalidato, questo test potrebbe rappresentare una svolta nel rilevamento precoce del cancro ovarico, aprendo la strada a nuove speranze per la prevenzione e il trattamento tempestivo di questa malattia devastante. (30Science.com)

Lella Simone