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Superato il punto di non ritorno a favore del solare

(17 Ottobre 2023)

Roma – Il mondo potrebbe aver superato un punto di non ritorno che renderà inevitabilmente l’energia solare la nostra principale fonte di energia. È quanto emerge dallo studio condotto dall’Università di Exeter e dall’University College di Londra, pubblicato sulla rivista Nature Communications, fa parte del progetto Economics of Energy Innovation and System Transition (EEIST), finanziato dal Department for Energy Security and Net Zero del governo britannico e dalla Children’s Investment Fund Foundation. La ricerca, basata su un modello di tecnologia ed economia di dati, ha rilevato che il sistema solare fotovoltaico diventerà probabilmente la fonte energetica dominante prima del 2050, anche senza il sostegno di politiche climatiche più ambiziose. Tuttavia, il rapporto avverte che quattro barriere potrebbero ostacolare questo processo: la creazione di reti elettriche stabili, il finanziamento del solare nelle economie in via di sviluppo, la capacità delle catene di approvvigionamento e la resistenza politica delle regioni che perdono posti di lavoro. Secondo i ricercatori, le politiche che risolvono questi blocchi potrebbero essere più efficaci degli interventi sui costi, come le tasse sul carbonio, nell’accelerare la transizione verso l’energia pulita. “I recenti progressi delle energie rinnovabili fanno sì che le proiezioni dominate dai combustibili fossili non siano più realistiche”, ha dichiarato Femke Nijsse, del Global Systems Institute di Exeter. “Tuttavia, le vecchie proiezioni si basano spesso su modelli che vedono l’innovazione come qualcosa che accade al di fuori dell’economia, ma in realtà esiste un legame virtuoso tra la diffusione delle tecnologie e le aziende che imparano a farlo in modo più economico”, ha continuato Nijsse. “Se si include questa relazione nelle proiezioni, si può rappresentare la rapida crescita del comparto solare nell’ultimo decennio e nel futuro”, ha sottolineato Nijsse. I modelli tradizionali tendono, inoltre, a sottovalutare il rapido sviluppo che sta avendo il campo della tecnologia solare. “Utilizzando tre modelli che tengono conto dei feedback positivi, prevediamo che il solare fotovoltaico dominerà il mix energetico globale entro la metà di questo secolo”, ha sottolineato Nijsse. Tuttavia, i ricercatori avvertono che i sistemi elettrici dominati dal settore solare potrebbero trovarsi in condizioni di stallo che non sono né resilienti né sostenibili, con una dipendenza dai combustibili fossili per l’energia. Invece di cercare di realizzare la transizione al solare in sé, i governi dovrebbero concentrare le politiche sul superamento delle quattro barriere principali individuate nello studio. Per quanto riguarda la resilienza della rete, è necessario tener conto che la generazione solare è variabile, scandita dall’alternanza tra giorno e notte, delle stagioni, del meteo; quindi, le reti devono essere progettate in modo che siano pronte a questo. “Se non si mettono in atto processi per gestire questa variabilità, si potrebbe finire per doverla compensare bruciando combustibili fossili”, ha detto Nijsse. I metodi per costruire la resilienza includono investimenti in altre fonti rinnovabili come l’energia eolica, cavi di trasmissione che collegano regioni diverse, stoccaggio esteso dell’elettricità e politiche per gestire la domanda, come gli incentivi per caricare le auto elettriche in orari non di punta. I sussidi governativi e i finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo sono importanti nelle prime fasi di creazione di una rete resiliente. Un altro tema fondamentale è quello dell’accesso ai finanziamenti, in quanto la crescita del solare dipenderà inevitabilmente dalla disponibilità di finanziamenti. Attualmente, le sovvenzioni per le basse emissioni di carbonio sono fortemente concentrate nei paesi ad alto reddito. Anche i finanziamenti internazionali favoriscono in larga misura i paesi a medio reddito, lasciando quelli a basso reddito, in particolare quelli africani, privi di finanziamenti per la tecnologia del solare, nonostante l’enorme potenziale di investimento. In merito alle catene di approvvigionamento, è importante considerare che in un futuro dominato dall’energia solare si renderà probabilmente alta la domanda di metalli e minerali. Secondo le stime, infatti, la futura richiesta di minerali critici, difficili da reperire, aumenterà. L’elettrificazione e le batterie richiedono, inoltre, materie prime su larga scala, come il litio e il rame. Con l’accelerazione degli sforzi di decarbonizzazione, si prevede che entro il 2040 le tecnologie rinnovabili rappresenteranno il 40% della domanda totale di minerali per il rame e gli elementi delle terre rare, tra il 60 e il 70% per il nichel e il cobalto e quasi il 90% per il litio. Infine, è importante non sottovalutare il ruolo dell’opposizione politica. La resistenza delle industrie in declino può influire sulla transizione. Il ritmo della transizione dipende non solo dalle decisioni economiche degli imprenditori, ma anche da come i politici la ritengo auspicabile. Una transizione solare rapida potrebbe mettere a rischio il sostentamento di tredici milioni di persone in tutto il mondo, che lavorano nelle industrie dei combustibili fossili e nelle industrie dipendenti. Le politiche regionali di sviluppo economico e industriale devono impegnarsi per risolvere le disuguaglianze e mitigare i rischi posti dalla resistenza delle industrie in declino. “C’è una crescente convinzione che, con il drastico calo del costo medio globale delle energie rinnovabili, sarà molto più facile per i Paesi in via di sviluppo decarbonizzarsi”, ha affermato Nadia Ameli, dell’Istituto per le risorse sostenibili dell’UCL. “I risultati dello studio rivelano ostacoli persistenti, soprattutto se si considerano le sfide che queste nazioni devono affrontare per accedere ai capitali a condizioni eque”, ha proseguito Ameli. “Finanziamenti adeguati rimangono imperativi per accelerare l’agenda globale di decarbonizzazione”, ha concluso Ameli. (30Science.com)

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