Lucrezia Parpaglioni

USA: NIH, polpi e calamari, stesse tutele di scimmie e topi se usati nella ricerca

(19 Settembre 2023)

Roma – I cefalopodi, come polpi e calamari, potrebbero presto ricevere la stessa protezione legale di topi e scimmie, quando vengono utilizzati nella ricerca. Il 7 settembre, i National Institutes of Health statunitensi hanno chiesto una revisione delle linee guida proposte che, per la prima volta, negli Stati Uniti, richiederebbero che i progetti di ricerca che coinvolgono i cefalopodi siano approvati da un comitato etico prima di ricevere finanziamenti federali. “Un numero crescente di prove dimostra che i cefalopodi possiedono molti dei meccanismi biologici richiesti per la percezione del dolore”, ha scritto il NIH sul suo sito web. Inoltre, i cefalopodi hanno capacità cognitive e di apprendimento avanzate e sembrano rispondere all’anestesia in modo simile ai mammiferi. Tuttavia, l’agenzia ha osservato che, poiché il cervello dei cefalopodi differisce molto da quello dei mammiferi, la definizione della ricerca etica richiederà ulteriori studi. Il Public Health Service degli Stati Uniti stabilisce le linee guida per l’uso degli animali nella scienza sia per il NIH che per la National Science Foundation, definendo animale qualsiasi vertebrato. Prima che un progetto di ricerca riceva fondi federali, gli scienziati devono ottenere l’approvazione dei comitati etici delle loro istituzioni, che valutano i protocolli per garantire la conformità agli standard del PHS. Ma, non esistono restrizioni di questo tipo per il trattamento umano degli invertebrati, animali privi di spina dorsale che comprendono insetti, vermi e cefalopodi. Alla fine dello scorso anno, i membri della Camera dei Rappresentanti e del Senato degli Stati Uniti hanno inviato lettere ai NIH e al PHS, chiedendo che le politiche di ricerca ridefinissero il termine animale per includere protezione legale per i cefalopodi. L’emendamento ora proposto dal NIH richiederebbe ai comitati etici delle istituzioni di valutare la ricerca sui cefalopodi. “Siamo davvero felici che il NIH abbia proposto questa linea guida”, ha affermato Catharine Krebs, specialista in ricerca medica presso l’organizzazione no profit per i diritti degli animali Physicians Committee for Responsible Medicine di Washington DC. “La proposta del NIH non è perfetta: i singoli comitati etici spesso applicano le regole in modo incoerente; la mia organizzazione vorrebbe che i cefalopodi fossero completamente esclusi dalla ricerca, ma per il momento la consideriamo come una vittoria”, ha detto Krebs. Anche i ricercatori di cefalopodi hanno accolto con favore la proposta. Sebbene il numero di scienziati finanziati a livello federale, che studiano i cefalopodi in laboratorio, sia esiguo, è in crescita, in quanto anche chi prima usava altri animali modello, come i topi, ha mostrato interesse per lo studio della biologia di base del sistema nervoso dei cefalopodi. “È difficile capire come questo possa essere un ostacolo”, ha dichiarato Clifton Ragsdale, biologo del polpo presso l’Università di Chicago nell’Illinois. “Ciò che è positivo per il benessere degli animali lo è anche ai fini della qualità della ricerca”. “La questione è complicata”, ha asserito Ma Robyn Crook, biologa marina presso la San Francisco State University in California. “Si sa così poco della biologia dei cefalopodi, molti scienziati non hanno gli strumenti per garantire il benessere degli animali”, ha continuato Crook. “Per esempio, i ricercatori sanno che i farmaci oppioidi sopprimono il dolore nei topi, ma nessuno sa se i recettori del dolore nelle diverse specie di cefalopodi rispondano allo stesso modo”, ha aggiunto Crook. “Senza capire questo – ha precisato Crook – è difficile dire se un anestetico ha attenuato il dolore di un animale o se ne ha semplicemente rilassato i muscoli in modo che non possa tirarsi indietro quando viene punzecchiato”. Spinto da questa motivazione, il gruppo di ricerca guidato da Crook ha confrontato diversi antidolorifici nel calamaro. “Non abbiamo avuto molta fortuna nel capire quali siano i farmaci più efficaci, nonostante abbiamo testato centinaia di animali, il novanta per cento dei test effettuati non ha portato a nulla”, ha ammesso Crook, che spera che il NIH fornisca fondi ai ricercatori per studiare questioni come questa, al fine di migliorare il benessere dei cefalopodi in laboratorio. L’NIH riconosce le lacune nella comprensione della biologia dei cefalopodi. In una dichiarazione rilasciata a Nature, l’agenzia ha spiegato che alcuni aspetti della ricerca sui cefalopodi, come la percezione del dolore e l’allevamento specifico della specie, sono ancora in fase di studio. “L’applicazione della politica del PHS ai cefalopodi è al momento impegnativa”, ha scritto il NIH. “Tuttavia – ha aggiunto il NIH – diverse linee guida del PHS sull’uso degli animali nella ricerca possono già essere applicate”. “Tra queste, i requisiti che prevedono che la ricerca sia condotta solo se fa progredire le conoscenze scientifiche e apporta benefici alla società, che gli sperimentatori utilizzino il minor numero possibile di animali e che il disagio sia ridotto al minimo”, ha proseguito il NIH. Al di fuori degli Stati Uniti, i ricercatori hanno già fronteggiato questo genere di problemi. In alcuni Paesi, tra cui Regno Unito, Svizzera, Norvegia, Canada, Australia e Nuova Zelanda, è richiesta l’approvazione etica per alcuni tipi di ricerca sui cefalopodi. Graziano Fiorito, biologo marino presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, in Italia, all’inizio di quest’anno ha guidato un gruppo internazionale di scienziati per sviluppare raccomandazioni per l’alloggiamento, la cura e la gestione dei cefalopodi nella ricerca. I consigli includono misure specifiche per la qualità dell’acqua, la densità della popolazione degli animali, l’anestesia e l’eutanasia umana. “La Commissione europea dovrebbe adottare l’elenco dei requisiti minimi per legge, entro la fine dell’anno e istituire una certificazione di formazione in tutta l’Unione europea”, ha specificato Fiorito. “Attualmente, ogni Paese europeo ha le proprie leggi per la ricerca sui cefalopodi”, ha sottolineato Fiorito, che spera che il PHS decida di adottare linee guida simili, in modo da standardizzare la cura dei cefalopodi in tutto il mondo. “Penso che sia molto positivo che gli Stati Uniti stiano compiendo passi verso la standardizzazione”, ha dichiarato Fiorito. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.