Lucrezia Parpaglioni

Salute: prima mappa mondiale degli studi che potenziano gli agenti patogeni

(19 Settembre 2023)

Roma – Mentre i politici statunitensi discutono su come regolamentare la ricerca su agenti patogeni potenzialmente dannosi, un rapporto del Center for Security and Emerging Technology della Georgetown University di Washington DC ha rilevato che sarà difficile farlo senza compromettere gli studi necessari per creare vaccini e terapie salvavita. I ricercatori hanno analizzato la letteratura scientifica usando un modello di intelligenza artificiale, per valutare dove e quanto spesso vengono condotti studi di guadagno di funzione. Questi studi, in cui gli scienziati conferiscono nuove capacità agli agenti patogeni, ad esempio inserendo un gene fluorescente o rendendoli più trasmissibili, sono comuni nella ricerca microbiologica, ma, solo una piccola parte della ricerca coinvolge agenti abbastanza pericolosi da richiedere precauzioni di biosicurezza più severe all’interno dei laboratori. Gli scienziati hanno, inoltre, scoperto che circa un quarto degli studi che coinvolgono GOF o perdita di funzione, in cui gli agenti patogeni sono indeboliti o perdono capacità, sono legati allo sviluppo o alla sperimentazione di vaccini. “Mi ha fatto molto piacere vedere un approccio basato sui dati per valutare la ricerca sulla GOF”, ha affermato Felicia Goodrum, virologa dell’Università dell’Arizona a Tucson. Questo contribuisce a sostenere la tesi che gli studi sui GOF sono fondamentali in virologia molecolare e sono necessari per studiare l’impatto delle mutazioni genetiche che gli agenti patogeni acquisiscono in natura attraverso l’evoluzione. L’aspro dibattito sull’origine della pandemia COVID-19 ha intensificato la discussione sul tema trattato nella ricerca. Secondo gran parte dei virologi, il coronavirus SARS-CoV-2 si è probabilmente diffuso nell’uomo attraverso il contatto con animali infetti, ma alcuni sostengono che potrebbe essere sfuggito da un laboratorio in cui i ricercatori stavano svolgendo attività di GOF. “Questo ha portato a un intenso dibattito su ciò che costituisce esattamente la ricerca GOF e su come dovrebbe essere regolamentata”, ha affermato Anna Puglisi, biotecnologa e specialista di politiche alla Georgetown, coautrice del rapporto. Ecco perché lei e i suoi colleghi hanno redatto il rapporto. “Si discute tanto e si fa un gran parlare della ricerca sul guadagno di funzioni, ma come si presenta realmente?”, si è chiesta Puglisi. “Ottenere una risposta a questa domanda è l’unico modo per iniziare a capire quale sia il vero rischio di una mancata o eccessiva regolamentazione”, ha aggiunto Puglisi che, assieme ai suoi colleghi, ha revisionato circa 159.000 articoli di ricerca originali in lingua inglese riguardanti agenti patogeni, pubblicati tra il 2000 e la metà del 2022. Hanno, poi, sviluppato un modello di apprendimento automatico per cercare termini chiave che identificassero gli articoli contenenti lavori GOF e LOF.  Il modello ha trovato circa 7.000 studi che rientravano in questa categoria. I ricercatori hanno, quindi, scelto a caso 1.000 di questi e li hanno esaminati manualmente per assicurarsi che fossero effettivamente studi GOF o LOF. In questo modo, sono riusciti a selezionare 488 pubblicazioni. Quando gli autori hanno analizzato le pubblicazioni, hanno scoperto che circa un quarto degli studi riguardava solo il lavoro GOF e circa tre quarti il lavoro LOF, meno controverso, sia da solo o in combinazione con il GOF. La squadra di scienziati ha, inoltre, rilevato quali agenti patogeni vengono studiati più spesso e quanto sono pericolosi per l’uomo. Oltre il 60% delle ricerche analizzate riguardava virus e più della metà di questi apparteneva alle famiglie virali che causano l’influenza, l’herpes, la dengue e il COVID-19. La maggior parte degli agenti patogeni studiati presentava un rischio moderato per l’uomo. Solo l’1% degli studi si è concentrato su una serie di agenti patogeni che richiedono le più elevate precauzioni di sicurezza biologica, tra cui il virus Ebola e il vaiolo. “Un inconveniente del rapporto è che le 1.000 pubblicazioni esaminate a caso dal gruppo di ricerca di Georgetown potrebbero non essere rappresentative di tutti gli studi LOF e GOF”, ha dichiarato Kevin McConway, statistico emerito della Open University di Milton Keynes, nel Regno Unito. Il modello di apprendimento automatico potrebbe aver tralasciato studi che differiscono in qualche modo sistematico da quelli esaminati dai ricercatori, e questo potrebbe falsare l’analisi”, ha proseguito McConway. “I risultati sono solo la punta dell’iceberg e l’obiettivo dello studio è fornire la prima analisi su larga scala del panorama della ricerca”, ha detto Caroline Schuerger, specialista in biotecnologie e politiche della Georgetown e coautrice del rapporto. Il rapporto ha rilevato che la maggior parte della ricerca su GOF e LOF è stata condotta da ricercatori negli Stati Uniti. È qui che si svolgono alcuni dei controlli più intensi sul lavoro. Da anni i responsabili politici statunitensi stanno intendono rivedere le linee guida per il finanziamento e la supervisione di un piccolo sottoinsieme di ricerca GOF, che mira a migliorare la trasmissibilità o la virulenza di agenti patogeni che potrebbero causare una pandemia. A gennaio, un gruppo di esperti statunitensi ha raccomandato di ampliare i criteri impiegati dai finanziatori e dalle istituzioni, per determinare se gli studi proposti debbano essere sottoposti a un esame supplementare da parte dei funzionari sanitari. Ma alcuni legislatori chiedono un’azione ancora più forte; a maggio i parlamenti della Florida hanno vietato tutte le ricerche GOF su potenziali patogeni pandemici e leggi simili sono in attesa di approvazione in Wisconsin e Texas. Una proposta di legge, presentata alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, mira a vietare al National Institutes of Health, il più grande finanziatore pubblico di ricerca biomedica al mondo, di sostenere finanziariamente qualsiasi ricerca GOF, indipendentemente dalla sua potenziale minaccia per la salute umana. “Una regolamentazione così generalizzata è uno strumento troppo debole; le politiche univoche volte a mitigare i pericoli di un approccio, potrebbero limitare altre ricerche meno rischiose, e una regolamentazione troppo ampia potrebbe in ultima analisi limitare la capacità della comunità scientifica di prepararsi a future epidemie”, ha concluso Puglisi. (30Science.com)

 

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.