Lucrezia Parpaglioni

Api mummificate scoperte in Portogallo

(18 Settembre 2023)

Roma – Centinaia di api mummificate nei loro bozzoli, di quasi tremila anni fa, sono state trovate sulla costa sud-occidentale del Portogallo, in un nuovo sito paleontologico a Odemira. La scoperta, che ha visto la partecipazione attiva di Fernando Muñiz, professore del dipartimento di Cristallografia, Mineralogia e Chimica Agraria dell’Università di Siviglia, è stata recentemente pubblicata sulla rivista internazionale, Papers in Paleontology. Lo studio descrive il ritrovamento, in uno stato di conservazione eccezionale, di centinaia di api, in procinto di lasciare i loro nidi o celle. Le api sono state trovate all’interno dei loro bozzoli, dove è stato rinvenuto anche del cibo che sembra essere polline di Brassicaceae, ovvero prelevato da specie erbacee comuni, che dimostra  come queste preferissero una particolare varietà monofloreale. Secondo gli autori, il buono stato di fossilizzazione delle api è estremamente raro, poiché lo scheletro di questo tipo di insetti si decompone rapidamente. L’ottimo livello di conservazione ha permesso al gruppo di ricercatori di determinare il tipo di ape, il sesso e persino il polline lasciato dalla madre durante la creazione del bozzolo. Le api sono uno dei più importanti gruppi di insetti impollinatori e comprendono oltre 20.000 specie. Circa tre quarti di tutte le specie di api selvatiche nidificano nel suolo e trascorrono la maggior parte del loro ciclo vitale sottoterra; questo facilita la conservazione delle loro strutture di nidificazione. Nell’articolo, i ricercatori descrivono dense aggregazioni di migliaia di nidi fossili per metro quadrato nel Portogallo sud-occidentale. La maggior parte dei nidi o delle celle sembra appartenesse all’ichnogenera Palmiraichnus. La scoperta di questo itnogenere rappresenta un’opportunità unica per studiare più dettagliatamente l’architettura ben conservata dei siti di nidificazione e per comprendere le potenziali cause ambientali che hanno portato alla morte delle api e alla successiva sepoltura, che ha mantenuto gli esemplari in un così buono stato di conservazione per 3.000 anni. Secondo lo studio, la causa della morte delle api rimane un mistero, ma la carenza di ossigeno causata da un’improvvisa inondazione e il conseguente abbassamento della temperatura notturna potrebbero esserne le cause. La costa sud-occidentale del Portogallo ha vissuto periodi leggermente più freddi con maggiori precipitazioni durante l’inverno nell’intervallo neoglaciale, condizioni climatiche favorevoli per lo studio di questi fossili. “Le api sono insetti impollinatori e come tali sono essenziali per gli ecosistemi, al punto che qualsiasi riduzione del loro numero avrebbe un impatto diretto sulla biodiversità, ovvero sulle numerose specie di piante e animali che dipendono direttamente o indirettamente da loro, compresi gli esseri umani”, ha detto Muñiz. “Ad esempio, sappiamo che le api impollinano il 70% delle colture che l’uomo mangia e il 30% del cibo per il bestiame”, ha continuato Muñiz. “Le attività umane, come l’agricoltura intensiva, l’uso di pesticidi e insetticidi e i cambiamenti climatici stanno creando una situazione in cui una specie di api su dieci è a rischio di estinzione in Europa”, ha commentato Muñiz. “Scoprire e interpretare le ragioni ecologiche della presenza di questa popolazione di api e il motivo per cui sono morte e sono state mummificate 3.000 anni fa, può aiutarci a comprendere e attuare strategie di resilienza di fronte ai cambiamenti climatici”, ha sottolineato Carlos Neto de Carvalho, ricercatore principale. “Ad esempio, confrontando gli squilibri ecologici causati dai parametri naturali e quelli attuali e il modo in cui stanno influenzando le specie di api di oggi”, ha precisato de Carvalho. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.