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I probiotici non risolvono i problemi gastrointestinali

(28 Agosto 2023)

Roma – I probiotici non sono in grado di alleviare problemi intestinali come gonfiore, sindrome dell’intestino irritabile e altri disturbi digestivi. Lo dimostra lo studio dell’Istituto di Gastroenterologia di Leeds del St James’s University Hospital, pubblicato sulla rivista Gastroenterology. Gli integratori, che hanno ricevuto un forte sostegno medico come alleati della salute dell’apparato digerente, contengono microrganismi vivi, disponibili sotto forma di pillole o bevande a base di yogurt. Sia il Servizio Sanitario Nazionale che la Società Britannica di Gastroenterologia raccomandano i probiotici ai pazienti affetti da sindrome dell’intestino irritabile, una condizione che può provocare crampi allo stomaco, gonfiore, diarrea e costipazione. Tuttavia, dalla revisione di ottantadue studi precedenti, che hanno coinvolto più di 10.000 volontari, non è emersa alcuna prova che l’assunzione dei probiotici possa dare sollievo. “Le persone affette da sindrome dell’intestino irritabile sono spesso disposte a spendere il proprio denaro per trattamenti che potrebbero funzionare”, ha affermato Alexander Ford, consulente gastroenterologo presso il Leeds Teaching Hospitals NHS Trust e coautore dello studio. “Poiché sono alla ricerca di una cura, possono essere indotti a pensare che i probiotici siano una panacea, mentre non lo sono”, ha continuato Ford. Secondo la società di ricerche di mercato Mordor Intelligence, con gli integratori disponibili nella maggior parte dei supermercati, il mercato britannico dei probiotici vale oggi circa 1,4 miliardi di sterline all’anno ed è destinato a crescere di un quinto nei prossimi cinque anni. I sostenitori ritengono che l’assunzione di questi integratori implementi il sistema immunitario, favorisca la perdita di peso e previega le infezioni; studi precedenti hanno dimostrato che l’assunzione di alcuni tipi di probiotici può migliorare i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile, che colpisce circa tredici milioni di inglesi. I probiotici contengono microrganismi vivi che si dice migliorino l’equilibrio dei batteri nell’intestino, che svolgono un ruolo vitale nell’assorbimento dei nutrienti. I microrganismi sono presenti naturalmente anche negli alimenti fermentati come lo yogurt, il pane a lievitazione naturale e i crauti. La presenza di un’ampia varietà di batteri sani nell’intestino è stata collegata a una serie di benefici. Alcune ricerche hanno dimostrato che alcune combinazioni di batteri intestinali possono inviare forti segnali di sazietà al cervello – riducendo i morsi della fame – e aumentare gli ormoni che favoriscono l’umore. I presunti miglioramenti dei sintomi della sindrome dell’intestino irritabile sarebbero dovuti a una serie di fattori. Studi sugli animali hanno dimostrato che un aumento di alcuni ceppi di batteri intestinali può ridurre i segnali di dolore inviati dall’intestino al cervello e hanno anche suggerito che i probiotici possono impedire al sistema immunitario di rilasciare proteine che scatenano l’infiammazione intestinale. I ricercatori hanno esaminato una serie di studi internazionali che hanno testato un totale di sessanta prodotti, tra bevande e pillole, alcuni dei quali disponibili anche nei negozi. Hanno, inoltre, analizzato studi che coinvolgevano capsule non di marca di ceppi batterici spesso utilizzati nei probiotici, come il Lactobacillus e il Bifidobacterium. I gastroenterologi si sono concentrati su sintomi specifici della sindrome dell’intestino irritabile, come dolore, gonfiore, costipazione e diarrea, e hanno scoperto che le prove di un loro sollievo sono inaffidabili. “La maggior parte dei prodotti viene testata su un numero troppo esiguo di partecipanti, lasciando spazio all’errore”, ha detto Ford. I probiotici sono spesso classificati come integratori alimentari, quindi non sono soggetti a indagini rigorose come i farmaci. “Poiché questi prodotti sono già in commercio e fanno soldi, non c’è alcun incentivo a condurre studi di alta qualità, che sarebbero costosi da intraprendere”, ha precisato Ford. “Per la sindrome dell’intestino irritabile, semplici cambiamenti come mangiare più lentamente, stare seduti e controllare lo stress hanno maggiori probabilità di alleviare i sintomi rispetto ai probiotici, oltre ad essere gratuiti”, ha sostenuto dietologo, Duane Mellor. Ma, il professor Glenn Gibson, ricercatore in microbiologia alimentare presso l’Università di Reading, si è mostrato più ottimista. “Ci sono buoni studi che dimostrano che il Bifidobacterium, presente in molti prodotti britannici, può alleviare i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile”, ha dichiarato Gibson. “I gastroenterologi – ha proseguito Gibson – sono abituati a vedere grandi benefici con i farmaci, quindi le loro aspettative potrebbero essere troppo alte”. (30Science.com)

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