Lucrezia Parpaglioni

Space manufacturing in-situ, Marte sempre più vicina

(5 Luglio 2023)

Roma – Si chiama Space manufacturing in-situ, il progetto presentato questa mattina a Roma in conferenza stampa, nella sala multimediale “Angelici-Serra” dell’associazione della Stampa Roma, dal Distretto aerospaziale della Sardegna, in collaborazione con il Centro di ricerca, sviluppo studi superiori in Sardegna, l’Università di Cagliari, il Centro italiano ricerche aerospaziali, il Consorzio ALI, Avio e Lead Tech, finanziato dal Ministero dell’università e della ricerca, che ha stanziato, a sostegno dell’iniziativa, quattro milioni di euro. Il progetto ha come obiettivo la definizione di una missione di trasferimento sulla superfice di Marte di macchinari adatti alla produzione in loco di manufatti a supporto di futuri insediamenti sul pianeta rosso. Per perseguire tali finalità, le attività prevedono la massimizzazione dell’utilizzo delle principali tecnologie europee in ambito spaziale, come i sistemi di lancio, di propulsione e i sistemi innovativi di protezione termica nella fase di ammartaggio, e infine, lo sviluppo di macchinari per la realizzazione di elementi strutturali che possano sfruttare i materiali reperibili sul suolo marziano. “Con il Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna e il Distretto aerospaziale, la Sardegna si conferma protagonista nella ricerca nell’alta tecnologia e nell’innovazione, in ambito nazionale e internazionale”, ha detto Christian Solinas, presidente Regione Sardegna. A tal proposito è poi intervenuto Giacomo Cao, presidente Distretto aerospaziale della Sardegna e amministratore unico del Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna, che ha specificato: “Il brevetto, di proprietà integrale del Distretto aerospaziale della Sardegna, relativo al processo di realizzazione di elementi strutturali necessari per la produzione in loco di manufatti a supporto di futuri insediamenti su Marte che sarà preso in considerazione nell’ambito del progetto, è stato concesso una decina di anni fa in Europa, Cina, Stati Uniti, Russia, Giappone e India ed è considerato positivamente anche nell’ambito dell’ International Space Exploration and Coordination Group, che riunisce tutte le principali agenzie spaziali mondiali”. “Il progetto – ha continuato Cao – è stato approvato dal Ministero dell’università e della ricerca e consente di dare seguito fattivamente ad una proposta più ampia, denominata Small mission to Mars, già all’attenzione del Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale e dell’Agenzia spaziale italiana”.  “Si tratta di una missione che ha l’obiettivo di inviare, entro il 2031, sulla superficie di Marte una sonda interamente progettata e realizzata in Italia, al cui interno saranno alloggiati specifici payload scientifici e tecnologici”, ha concluso Cao. Ha, inoltre, preso parte al progetto l’Università degli Studi di Cagliari. “La nostra Università da sempre sostiene il lavoro dei suoi ricercatori e delle sue ricercatrici in diversi ambiti, compreso quello dell’aerospazio; riteniamo che il progetto che ci vede coinvolti sia di rilievo e pertanto, siamo orgogliosi di poter dare il nostro contributo in una sfida di tale impatto nella comunità scientifica internazionale”, ha detto Francesco Mola, rettore Università degli Studi di Cagliari. Il progetto rappresenta un’importante sfida nella creazione delle condizioni necessarie alla vita umana nello spazio e in altri pianeti. “Il Centro italiano ricerche aerospaziali intende mettere a disposizione tutte le sue competenze per portare avanti questa ambiziosa missione e consentire all’Italia di acquisire un ruolo di leadership nel settore”, ha detto Antonio Blandini, presidente Centro italiano ricerche aerospaziali. È poi intervenuto Francesco Punzo, direttore operativo dell’Aerospace Laboratory for Innovative components S.p.a., che ha sottolineato il contributo apportato dalla società alla missione, in fase di discesa sul pianeta rosso e riguardo alla protezione dei paylod scientifici. “Per consentire un ammartaggio sicuro l’Aerospace Laboratory for Innovative components S.p.a. utilizzerà la tecnologia di rientro, IRENE-Italian Re-Entry NacellE, che presenta caratteristiche di semplicità tali da ridurre non solo i rischi ma anche i costi della missione”, ha specificato Punzo. Collabora alla missione anche l’azienda Lead Tech srl, con attività mirate a dimostrare la rappresentatività del modello in termini di interfacce meccaniche, massa, forma e il collegamento con il lanciatore. “Il contributo fornito dalla Lead Tech consiste nella costruzione del dimostratore per testare e validare la soluzione finale”, ha specificato Arturo Moccia, amministratore delegato Lead Tech srl. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.