30Science.com

Infezioni ospedaliere, 530 mila l’anno in Italia, una su tre resistente

(7 Luglio 2023)

Roma – Le infezioni correlate all’assistenza (ICA) sono ogni anno in Italia 530 mila e riguardano l’8% dei pazienti ricoverati in ospedale. Un terzo di esse ha come causa un batterio resistente agli antibiotici con tutti i rischi che ne conseguono, specie per i pazienti più fragili, che sono anche i più colpiti dalle ICA. Le infezioni ospedaliere gravano con una spesa totale di 783 milioni di euro l’anno nel nostro paese. Di questi, 259 milioni di euro sono imputabili alle ICA da batteri resistenti; oltre ai costi diretti, ci sono anche 28 milioni di costi indiretti annui.

Di questa emergenza sanitaria si è parlato in occasione di “Antimicrobico-resistenza e One Health, sfide attuali e prospettive future”, organizzato da VIHTALI – Value in Health Technology and Academy for Leadership and Innovation (spin off dell’Università Cattolica, campus di Roma), evento residenziale accreditato ECM, con la sponsorizzazione non condizionante di MSD. L’obiettivo ultimo è promuovere l’identificazione di strategie utili al controllo dell’AMR nel nostro Paese anche in risposta al nuovo Piano nazionale di contrasto all’antimicrobico-resistenza (PNCAR).

Il corso si è tenuto ieri, 6 luglio, presso Starhotels Metropole (Via Principe Amedeo, 3) dalle ore 9. Hanno coordinato l’evento la dott.ssa Giovanna Elisa Calabrò, Ricercatore Universitario di Igiene Generale e Applicata del Dipartimento di Scienze della Vita e Sanità Pubblica Università Cattolica, campus di Roma e Direttore operativo di VIHTALI e il Prof. Walter Ricciardi ordinario di Igiene Generale e Applicata Dipartimento di Scienze della Vita e Sanità Pubblica Università Cattolica, e Presidente del nuovo Osservatorio Nazionale sull’Antimicrobico Resistenza (ONsAR) che ha presentato un decalogo di raccomandazioni per la lotta alle infezioni correlate all’assistenza e alla resistenza agli antibiotici.

“È urgente potenziare la prevenzione e la sorveglianza delle ICA in ambito ospedaliero e comunitario – sottolinea il professor Ricciardi – promuovendo le vaccinazioni, migliorando l’appropriatezza diagnostica e terapeutica. Bisogna inoltre sviluppare una sorveglianza nazionale coordinata dell’antibiotico resistenza e dell’uso di antibiotici sia in ambito umano che animale e sviluppare un sistema di monitoraggio per quantificare l’impatto che l’AMR ha sull’ambiente. “L’Italia – continua il professor Ricciardi – si muove a due velocità nella lotta alle ICA e alle antibiotico-resistenze: è tempo di armonizzare il Paese, rendendo operative, a livello regionale e ospedaliero, linee guida definite a livello nazionale attraverso la definizione di protocolli evidence-based e di specifici indicatori per il monitoraggio dei piani regionali e l’implementazione dei protocolli a livello ospedaliero, nonché introdurre strumenti di monitoraggio e valutazione a posteriori delle performance”.

È inoltre urgente promuovere la prevenzione vaccinale, implementando azioni per il raggiungimento dei target previsti dal PNPV per le coperture vaccinali delle vaccinazioni dell’età pediatrica, delle popolazioni a rischio e degli anziani (pneumococco, herpes zoster, influenza e in un prossimo futuro anche RSV); e divulgando il valore delle vaccinazioni come uno degli strumenti fondamentali per la lotta all’AMR, sottolinea la dottoressa Calabrò, e potenziare i sistemi informativi a livello locale e regionale nonché la loro integrazione tra i diversi professionisti e operatori sanitari al fine di potenziare anche la bi-direzionalità dei flussi informativi (raccolta e restituzione dei dati ai soggetti interessati); e ancora, aggiunge, bisogna Identificare e disporre di strumenti organizzativi e tecnologici adeguati che consentano una rapida presa in carico del paziente e un tempestivo e appropriato trattamento antibiotico.

Un caposaldo della lotta alle infezioni correlate all’assistenza e alle AMR, sottolinea il professor Ricciardi, è infine ogni azione volta a promuovere la ricerca e l’innovazione nella prevenzione (nuovi vaccini), diagnosi (nuovi test diagnostici) e terapia (nuovi antibiotici) delle infezioni resistenti agli antibiotici.

Non da ultimo, rileva la dottoressa Calabrò, bisogna aumentare i livelli di consapevolezza e di informazione/educazione nei professionisti sanitari, nei cittadini e in tutti gli attori del sistema Salute.

Secondo l’ultimo rapporto dell’ECDC, ogni anno a livello europeo, si verificano 4,5 milioni di infezioni ospedaliere e altrettante in strutture di lungodegenza e domiciliare per un totale di 8,9 milioni di casi ogni anno e oltre 37.000 decessi a cui si aggiungono circa 110.000 decessi per i quali l’infezione è una concausa. Molte di queste infezioni colpiscono soprattutto gli over 65 (63,7% del totale), individui più fragili e maggiormente esposti al fenomeno dell’AMR, causa diretta del decesso del paziente nell’1% dei casi.

Le infezioni correlate all’assistenza (ICA) hanno un impatto clinico ed economico rilevante: sono responsabili di un prolungamento della durata di degenza (circa 16 milioni di giornate di degenza in più a livello europeo), di un aumento della resistenza dei microrganismi agli antibiotici e di una significativa mortalità e provocano disabilità a lungo termine, con un impatto economico diretto e indiretto significativo sia per il sistema che per i pazienti e le loro famiglie, pari a oltre 7 miliardi di euro a livello europeo.

Circa una ICA su 3 è generata da batteri resistenti: i microrganismi più frequentemente isolati sono i batteri gram-negativi, tra cui Klebsiella pneumoniae (13,4%) ed Escherichia coli (12,8%); le infezioni più frequenti sono le infezioni respiratorie, che da sole rappresentano il 24% di tutte le infezioni ospedaliere, seguite da quelle del tratto urinario (21%), del sito chirurgico (6%) e del sangue (6%): oltre 3 ICA su 4 si trovano in queste sedi. La prevalenza delle ICA negli ospedali per acuti è pari all’8%, con elevata variabilità per reparto ospedaliero (dal 22,9% della terapia intensiva all’1,3% della psichiatria). In queste strutture, il 63,7% delle ICA colpisce le fasce d’età sopra i 65 anni e più del 65% dei pazienti con degenza superiore alla settimana. Nelle strutture di assistenza socio-sanitaria extra-ospedaliera, la prevalenza delle ICA è del 3,9%: studi mostrano come l’80,9% delle ICA sia associato alla struttura assistenziale in cui si è riscontrata l’infezione, l’11,9% a un ospedale e l’1% a un’altra struttura di assistenza socio-sanitaria (il 6,2% resta di origine sconosciuta).

Secondo alcuni studi, il 50% delle ICA potrebbe essere prevenuto grazie all’adozione di adeguati sistemi di sorveglianza e di programmi di prevenzione. Secondo uno studio dell’OCSE del 2018, misure semplici, come la promozione dell’igiene delle mani e il miglioramento dell’igiene ambientale nelle strutture di assistenza sanitaria e sociosanitaria, potrebbero evitare in Italia 10 morti per AMR ogni 100.000 persone; l’igiene delle mani è l’intervento di antimicrobial stewardship più costo-efficace, che permette di risparmiare molte vite umane e risorse economiche, sia nelle strutture ospedaliere (1.000 giorni di degenza evitati all’anno ogni 100.000 persone) che sul territorio.(30Science.com)

30Science.com
Agenzia di stampa quotidiana specializzata su temi di scienza, ambiente, natura, salute, società, mobilità e tecnologia. Ogni giorno produciamo una rassegna stampa delle principali riviste scientifiche internazionali e quattro notiziari tematici: Scienza, Clima & Natura, Salute, Nuova Mobilità e Ricerca Italiana contatti: redazione@30science.com + 39 3492419582