Roma – Le squadre del Centro europeo per le operazioni spaziali dell’ESA si stanno preparando, a Darmstadt, in Germania, per tentare un rientro assistito unico nel suo genere previsto per la fine di questo mese. Lanciata il 22 agosto 2018, Aeolus è la prima missione satellitare per l’acquisizione di profili dei venti della Terra su scala mondiale. Aeolus trasporta uno strumento denominato ALADIN, il più sofisticato lidar Doppler europeo per il vento mai trasportato nello spazio, che opera attraverso un laser che invia impulsi di luce ultravioletta verso l’atmosfera terrestre e un ricevitore che rileva la luce diffusa dalle molecole d’aria, d’acqua e dagli aerosol, come ad esempio la polvere. Attraverso i lievi cambiamenti delle proprietà della luce ricevuta, è possibile misurare la velocità con cui queste particelle si allontanano da Aeolus, ovvero la velocità dei venti.
Le analisi condotte dall’ESA e dal personale specializzato del settore hanno dimostrato che Aeolus può essere fatto rientrare con un approccio assistito, ovvero semicontrollato, in modo da ridurre il rischio, già di per sé esiguo, di danni causati da eventuali frammenti che sopravvivono al viaggio e raggiungono il suolo spaziale. Il gruppo dell’ESA sta andando oltre le capacità tecniche per le quali il satellite è stato progettato, al fine di adeguarsi all’attuale ambiziosa sfida per ridurre i detriti spaziali e aumentare la sicurezza nello spazio. “La missione Aeolus è stata un trionfo dell’innovazione, della collaborazione e dell’eccellenza tecnica europea”, ha detto Simonetta Cheli, direttore dei programmi di osservazione della Terra dell’ESA. Dopo aver superato la durata prevista in orbita, il satellite eolico Aeolus dell’ESA sta rientrando sulla Terra. Attualmente, questo sta scendendo di circa 1 km al giorno e la sua discesa sta accelerando. Gli operatori del veicolo spaziale dell’ESA interverranno presto per cercare di guidare Aeolus nel rientro. La missione ESA sul vento è in orbita intorno al nostro pianeta da quasi cinque anni, superando di gran lunga la durata prevista. Il suo straordinario strumento Aladin ha emesso sette miliardi di impulsi di luce UV per tracciare il profilo del vento terrestre. Sebbene Aeolus sia stato progettato come missione di ricerca e per dimostrare una nuova tecnologia, ha avuto un tale successo che per la maggior parte della sua vita in orbita ha fornito dati ai principali centri di meteorologia europei, migliorando in modo significativo le previsioni meteorologiche globali. Avendo superato ogni aspettativa, il carburante di Aeolus è ora quasi esaurito e la missione è terminata. Gli ingegneri hanno tenuto Aladin acceso il più a lungo possibile prima dell’inizio delle operazioni di rientro. Fino alla settimana scorsa, quando è stato spento, il laser per la mappatura del vento è stato più forte che mai. Nelle ultime settimane di funzionamento, infatti, gli ingegneri hanno portato lo strumento a livelli di energia record. Ora, la gravità, i ciuffi dell’atmosfera terrestre e l’attività solare stanno trascinando Aeolus giù dalla sua altitudine operativa di 320 km. “Questo tentativo di rientro assistito va oltre le norme di sicurezza della missione, che è stata pianificata e progettata alla fine degli anni ’90”, ha spiegato Tim Flohrer, responsabile dell’Ufficio detriti spaziali dell’ESA. Un’ultima manovra critica a 150 km dirigerà il viaggio di Aeolus verso casa. Il satellite rientrerà nel giro di poche ore, bruciando per la maggior parte nell’atmosfera terrestre. “Siamo fiduciosi di riuscire in questo sforzo pionieristico che stabilirà un nuovo standard per la sicurezza e la sostenibilità dello spazio, ora e in futuro”, ha affermato Parrinello. “In materia di detriti spaziali sono necessarie regole molto più dure”, ha detto Luisa Innocenti, alla guida dell’iniziativa Clean Space da quando ha ricevuto l’autorizzazione dal Consiglio dei ministri europei dell’ESA nel 2012. “Le norme vigenti, stabilite nel 2014, fissano il limite di rientro a 25 anni; secondo le nuove regole previste, gli oggetti dovranno rientrare in meno di 3 o 5 anni, a seconda del tipo di orbita, così da avere una possibilità di rimuovere l’oggetto molto alta, di quasi il 99%”, ha continuato Innocenti. “In questo dire caso Aeolus funziona e sta rientrando, ma può capitare che gli oggetti abbiano dei problemi e che quindi non si possano eseguire le manovre di fine vita, e allora l’oggetto rimarrà in orbita, a volte per centinaia di anni, richiedendone la rimozione futura per evitare un accumulo di detriti”, ha spiegato Innocenti. Aeolus detiene il primato come satellite eolico impegnato per la sostenibilità spaziale. “I nostri team di ingegneri ed esperti di detriti, dinamica di volo e sistemi di terra, hanno progettato una serie di manovre e operazioni per assistere Aeolus e cercare di rendere il suo rientro ancora più sicuro di quanto pensato originariamente”, ha concluso Isabel Rojo, direttore di volo di Aeolus. (30Science.com)