Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Manzi (Lincei) eliminare parola razza da P.A. svolta pedagogica

(5 Giugno 2023)

Roma – “Eliminare la parola razza dai documenti della Pubblica Amministrazione sarebbe un risultato davvero importante, anche e soprattutto dal punto di vista pedagogico”. Così il prof. Giorgio Manzi, paleoantropologo e accademico dei Lincei, ha commentato la notizia dell’approvazione da parte della Commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera di un emendamento che prevede che nei documenti della Pubblica Amministrazione la parola “razza” sia sostituita da “nazionalità”. “Si tratta di una questione di lunga data – prosegue il professore – che riguarda anche la Costituzione, e che ha visto l’impegno, tra gli altri di un grande comunicatore scientifico come Pietro Greco e dell’Istituto Italiano di Antropologia”. Alle basi di questa battaglia linguistica, rimarca Manzi, non vi è tanto una questione ideologica quanto delle precise basi scientifiche che furono intuite già dallo stesso Darwin: “Nell’ Origine dell’uomo Darwin già rimarcava un punto: quando si parlava di razze gli studiosi dell’epoca avevano le idee più disparate. Chi ne contava cinque, chi dieci, chi più. Questo perché non si era in grado di trovare l’accordo su dove segnare la cesura tra una razza e l’altra” “Nel corso del tempo – prosegue Manzi – buona parte della comunità scientifica è giunta alla convinzione che non sia possibile dividere la nostra specie in gruppi più o meno estesi, perché se si vanno ad analizzare le caratteristiche biologiche degli individui all’interno di questi gruppi si scopre che gli stessi sono molto differenti gli uni dagli altri. E allo stesso modo le caratteristiche genetiche tra i vari gruppi sono continue, senza cesure nette.” “Potremo avere una persona con certe caratteristiche biologiche – come il colore della pelle – per il resto molto più simile ad una dalla pelle chiara e così via. Qualsiasi tentativo di imbrigliare questa differenziazione in classificazioni nette è destinato a fallire”. Questo vuol dire che anche una scelta diversa di termini non avrebbe senso: “Se si utilizzano termini che puntano a creare delle classificazioni di gruppi della specie umana sulla base di caratteristiche biologiche ci si trova a scontrarsi con la realtà dei fatti” sottolinea Manzi. Una posizione che non trova però sempre l’adesione di tutta la comunità scientifica in particolar modo di esponenti di settori diversi dall’antropologia: “Posto che sarebbe bene che ognuno si arrestasse ai propri campi di competenza, in effetti c’è un dibattito aperto non tanto sul termine razza – che pure viene utilizzato ad esempio in ambito medico negli USA – quanto sull’idea di classificazione biologica. Ecco perché credo che sia importante cercare di suscitare un dibattito sul punto, che porti ad esempio alla diffusione in Italia di quella che viene definita medicina evoluzionistica che appunto rifiuta la classificazione per gruppi discontinui all’interno della specie umana”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla