Lucrezia Parpaglioni

Mortalità post infarto, maggiore incidenza nelle donne

(25 Maggio 2023)

Roma –  Le donne hanno più del doppio delle probabilità di morire, dopo un attacco di cuore, rispetto agli uomini. Lo dice una ricerca presentata all’Heart Failure 2023, un congresso scientifico della Società Europea di Cardiologia (ESC).

“Le donne di tutte le età che subiscono un infarto del miocardio sono particolarmente a rischio di prognosi infausta”, ha dichiarato l’autrice dello studio, la dottoressa Mariana Martinho dell’Hospital Garcia de Orta di Almada, in Portogallo”. “Queste donne hanno bisogno di un monitoraggio regolare dopo l’evento cardiaco, con un controllo rigoroso della pressione sanguigna, dei livelli di colesterolo, del diabete, e di essere indirizzate alla riabilitazione cardiaca” ha continuato Martinho. “I livelli di fumo sono in aumento tra le giovani donne e questo aspetto dovrebbe essere affrontato, insieme alla promozione dell’attività fisica e di uno stile di vita sano” ha affermato Martinho.

Lo studio ha incluso 884 pazienti. L’età media era di 62 anni e il 27% erano donne. Le donne erano più anziane degli uomini con un’età media di 67 anni contro i 60 degli uomini e presentavano tassi più elevati di ipertensione, diabete e ictus pregresso. Gli uomini avevano maggiori probabilità di essere fumatori e di avere una malattia coronarica. Le donne di età pari o inferiore a 55 anni avevano un ritardo di trattamento significativamente più lungo dopo l’arrivo in ospedale rispetto ai loro coetanei maschi, 95 contro 80 minuti.

I ricercatori hanno confrontato il rischio di esiti avversi tra donne e uomini dopo aver aggiustato i fattori che potevano influenzare la relazione, tra cui diabete, colesterolo alto, ipertensione, malattia coronarica, insufficienza cardiaca, malattia renale cronica, malattia arteriosa periferica, ictus e storia familiare di malattia coronarica. A 30 giorni, l’11,8% delle donne era morto rispetto al 4,6% degli uomini, per un hazard ratio (HR) di 2,76. A cinque anni, quasi un terzo delle donne (32,1%) è morto rispetto al 16,9% degli uomini (HR 2,33). Più di un terzo delle donne, il 34,2%, è andato incontro ad un major adverse cardiovascular event (MACE) entro cinque anni, rispetto al 19,8% degli uomini (HR 2,10).

I ricercatori hanno condotto un’ulteriore analisi in cui hanno abbinato uomini e donne in base ai fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, tra cui ipertensione, diabete, colesterolo alto e fumo. Gli esiti avversi sono stati quindi confrontati tra uomini e donne di età pari o inferiore a 55 anni e tra uomini e donne di età superiore a 55 anni.

L’analisi è stata condotta su 435 pazienti. Nei pazienti abbinati di età superiore ai 55 anni, tutti gli esiti avversi misurati erano più comuni nelle donne che negli uomini. Circa l’11,3% delle donne è morto entro 30 giorni rispetto al 3,0% degli uomini, per un hazard ratio (HR) di 3,85. A cinque anni, un terzo delle donne (32,9%) è deceduto rispetto al 15,8% degli uomini (HR 2,35) e più di un terzo delle donne (34,1%) ha avuto un major adverse cardiovascular (MACE) rispetto al 17,6% degli uomini (HR 2,15). Nei pazienti abbinati di età pari o inferiore a 55 anni, una donna su cinque (20,0%) è stata colpita da un major adverse cardiovascular (MACE) entro cinque anni rispetto al 5,8% degli uomini (HR 3,91), mentre non ci sono state differenze tra donne e uomini nella mortalità per tutte le cause a 30 giorni o a cinque anni di distanza.

“I risultati ci ricordano ancora una volta la necessità di una maggiore consapevolezza dei rischi di malattie cardiache nelle donne; sono necessarie ulteriori ricerche per capire perché esiste una disparità di genere nella prognosi dopo l’infarto del miocardio, in modo da poter prendere provvedimenti per colmare il divario negli esiti” ha concluso Martinho. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.