Roma – La malattia di Parkinson e altre malattie note come “sinucleinopatie” sono malattie neurodegenerative che si manifestano con disturbi motori caratterizzate a livello molecolare dall’aggregazione incontrollata di una proteina chiamata α-sinucleina nel sistema nervoso centrale. Per queste malattie non esiste attualmente un biomarcatore efficace e la diagnosi, spesso tardiva, viene effettuata attraverso valutazione clinica dei sintomi, supportata da tecniche di imaging quali ad esempio le risonanze magnetiche.
Negli ultimi anni, la determinazione nel fluido cerebrospinale di α-sinucleina aggregata tramite una tecnica diagnostica detta seed amplification assay (SAA) sta emergendo come il più promettente indicatore biologico per queste patologie. Gli SAA sfruttano le peculiari proprietà pro-aggreganti dell’α-sinucleina per amplificare gli aggregati presenti in un campione di fluido cerebrospinale così da permetterne la rilevazione. Tuttavia, il fluido cerebrospinale contiene diverse sostanze che possono modulare l’amplificazione di α-sinucleina in modo dipendente dal paziente, incidendo quindi potenzialmente sulla corretta la quantificazione degli aggregati di α-sinucleina e quindi sulla validità di questa procedura a fini diagnostici.
Un recente studio, coordinato dal Dott. Giovanni Bellomo della Sezione di Neurologia del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Perugia, pubblicato sulla prestigiosa rivista di settore Molecular Degeneration, ha ora identificato nelle lipoproteine HDL e LDL le principali responsabili di questo effetto distorsivo.
Attraverso saggi di aggregazione, misure di spettrometria di massa, spettroscopia NMR, saggi biochimici e microscopia elettronica, si è evidenziato come le lipoproteine del fluido cerebrospinale, interagendo con le cosiddette specie oligomeriche di α-sinucleina aggregata, possano inibire l’aggregazione di questa proteina. I risultati dello studio, quindi, saranno utili per eliminare gli effetti confondenti nelle determinazioni con seed amplification assay e permettere una quantificazione accurata degli aggregati di α-sinucleina nel fluido cerebrospinale.
Lo sviluppo di un biomarcatore efficace e quantitativo potrà permettere una diagnostica precoce delle sinucleinopatie anche prima dello sviluppo dei sintomi motori, consentendo quindi un trattamento puntuale della sintomatologia e la selezione accurata dei pazienti che più potrebbero beneficiare nell’inserimento in studi clinici per nuove terapie modificanti il decorso di malattia.
La ricerca, condotta e coordinata dal Dott. Giovanni Bellomo dell’Università degli Studi di Perugia, vede la collaborazione del Centro Risonanze Magnetiche (CERM) dell’Università degli Studi di Firenze, dell’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano e dell’azienda statunitense Amprion Inc., leader mondiale nella ricerca sul seed amplification assay, fondata dall’inventore di questa tecnica.
Gli Autori dell’articolo attualmente affiliati alla Sezione di Neurologia del Dipartimento di Medicina e Chirurgia UniPg sono: il Dott. Giovanni Bellomo, la Dott.ssa Anna Lidia Wojdala, la Dott.ssa Marta Filidei e la Prof.ssa Lucilla Parnetti, mentre il Prof. Davide Chiasserini e il Dott. Leonardo Gatticchi, sono in servizio presso la Sezione di Fisiologia e Biochimica del Dipartimento medesimo.
Lo studio è parte integrante del progetto di ricerca “Improving the clinical utility of seed amplification assays” (award ID: PF-PRF-934916) finanziato dalla Parkinson’s Foundation (U.S.) e che vede come principal investigator il Dott. Giovanni Bellomo, nonché del progetto MIRIADE (Multi‐omics Interdisciplinary Research Integration to Address DEmentia diagnosis) finanziato dall’Unione europea (Marie Skłodowska-Curie grant agreement No. 86019), coordinato per l’Italia dalla Prof.ssa Lucilla Parnetti, nell’ambito del quale è stata arruolata la giovane ricercatrice Dott.ssa Anna Lidia Wojdala, al fine della ricerca e sviluppo di nuovi biomarcatori per malattie neurodegenerative che portano a demenza. (30Science.com)