Roma – Per quanto riguarda la sicurezza in rete, la maggioranza dei partecipanti conosce il significato del simbolo “lucchetto”, indicante l’affidabilità di un sito, mentre il 19,5 per cento risponde di non saperlo e il 13 per cento risponde in modo non corretto. In modo analogo, 1 giovane su 5 non conosce l’obbligo di risarcimento da parte della banca, quando si fa un acquisto con carta di credito su un sito internet che poi si rivela fraudolento. Similmente, rispetto alle credenziali da fornire alla banca, 1 intervistato su 5 pensa di dover dare tutte le proprie credenziali alla banca nel caso di perdita del bancomat, e il 25 per cento ammette di non sapere se è lecito o meno, dare tutte le proprie credenziali alla banca per bloccare le proprie carte. Questi i risultati messi in luce da un recente studio di Milano-Bicocca, dal titolo “Navigare nella finanza post Covid-19: le conoscenze dei giovani su truffe e frodi “.
La ricerca è stata promossa dall’Osservatorio Nazionale di Educazione Economico-Finanziaria (ONEEF), diretto dalla prof.ssa Emanuela Rinaldi (Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l’Economia– DISEADE) con lo scopo di indagare le conoscenze dei giovani in relazione alle frodi e agli strumenti per tutelare i propri soldi online e offline.
Lo studio ha coinvolto un campione di 200 giovani studenti di età compresa tra i 18 e i 30 anni, che hanno risposto a un questionario – costruito con la collaborazione di Fondazione Deutsche Bank Italia – con domande chiuse e aperte nella primavera dal 2023. Il campione era composto per il 55 per cento da ragazze. Il 63 per cento dei partecipanti era studente di laurea triennale e il 30 per cento laureato o con titolo di studio post laurea. L’età dei partecipanti era costituita per il 65 per cento di ragazzi con età compresa tra i 18-24 anni e il 35 per cento con età compresa 25-30 anni.
Questa indagine aveva come scopo ulteriore la creazione di strumenti e percorsi didattici utili a migliorare le conoscenze dei ragazzi sugli errori e le truffe più frequenti e anche le loro competenze decisionali, attraverso degli esercizi di de-biasing (azioni formative volte a ridurre gli effetti dei bias cognitivi in ambito di decisioni economiche).
Lo studio ha anche investigato la conoscenza dei giovani su una delle nuove truffe finanziarie, in crescente crescita a livello mondiale: la Sim-SWAP. Si tratta di una particolare truffa informatica che consiste nell’impossessarsi del numero di cellulare dell’ignaro proprietario allo scopo di accedere ad una serie di servizi ed informazioni collegati alla SIM. In questo caso, la quasi maggioranza degli intervistati (46,6 per cento) non la conosce né quindi sa come si svolga.
Per quanto riguarda truffe e frodi subite, per fortuna solo una esigua minoranza degli intervistati (3,4 per cento) è stata vittima di casi di phishing, mentre l’8,5 per cento ha subito un furto delle proprie credenziali personali delle proprie carte (di credito, bancomat, prepagate …) per acquistare beni e servizi.
Solo il sotto gruppo del campione che è stato vittime di truffe o ha accettato suggerimenti a investire in qualcosa che in seguito si è rivelata una truffa (meno del 3 per cento) dimostra di avere una percentuale di risposte corrette lievemente più alta rispetto al resto del campione: il che contribuisce a sottolineare la necessità di educazione finanziaria, bisogno riconosciuto dagli stessi giovani.
L’indagine ha esplorato anche le opinioni dei giovani sul questionario MiFID, una serie di domande che gli intermediari che svolgono attività di consulenza personalizzata devono somministrare periodicamente ai clienti. Scopo della normativa è quello di tutelare maggiormente l’investitore contro i rischi insiti nel mercato finanziario. Lo studio ha mostrato che più del 75 per cento del campione non sa di cosa si tratti, e ciò è indicativo di come la cultura generale sulla normativa sia piuttosto scarsa.
A questo proposito, è stato chiesto ai giovani partecipanti di indicare quali argomenti vorrebbero approfondire di più nei percorsi di educazione finanziaria. I ragazzi si sono divisi in tre gruppi con diverse richieste di formazione: coloro che vorrebbero imparare a non sperperare e a gestire meglio le proprie emozioni in ambito di spese (33 per cento); giovani che vorrebbero maggiori informazioni su come investire in modo profittevole, anche tramite il trading e le cryptovalute (25 per cento, in prevalenza maschi) e infine, una quota che vorrebbe avere nozioni base di economia domestica quando si va a vivere da soli (costi di affitto, bollette, come gestire le spese per risparmiare, 20 per cento).
“Lo sforzo istituzionale per promuovere l’aumento delle competenze finanziarie dei giovani, – afferma Emanuela Rinaldi, coordinatrice della ricerca – deve essere accompagnato da politiche volte a migliorare il tasso di occupazione giovanile e a fornire strumenti di welfare che tutelino e migliorino la qualità della vita dei giovani, specialmente dove il costo medio della vita – si pensi al tema degli affitti delle camere per studenti a Milano – è particolarmente alto”. (30Science.com)