Roma – Massimiliano Fazzini, climatologo e Coordinatore Team Rischio Climatico della Società Italiana di Geologia Ambientale è intervenuto in merito alla fitta pioggia che sta investendo l’Emilia-Romagna, causando enormi problemi:
“Nell’area più piovosa, quella dell’appennino bolognese e del ravennate sono stati stimati 200 millimetri di pioggia in trenta ore. “Questi numeri – ha continuato Fazzini – non sono da ritenersi anomali in quanto questo genere di perturbazioni si verifica con tempi di ritorno di 4 o 5 anni. “È invece, inconsueto il periodo”. Queste ondate di maltempo – ha spiegato Fazzini – sono, solite verificarsi nella fase autunnale attorno settembre-ottobre e non in quella primaverile”.
“Il fatto che fino ad un mese e mezzo fa, la regione dell’Emilia Romagna sia stata investita da una siccità con precedenti che risalgono a settant’anni fa è certamente un segnale eccezionale ma, dal punto di vista scientifico, è troppo presto per dire che ciò dipende da cambiamento climatico”.
Fazzini ha sottolineato: “Spesso il cambiamento climatico viene usato come scudo per nascondere l’incuria”. “La scarsa manutenzione di argini e fiumi e un uso improprio del suolo – ha detto il climatologo Fazzini – sono fattori che influiscono sulle conseguenze delle perturbazioni”.
Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale ha dichiarato: “Un problema rilevante è quello dell’adattamento”. “I recenti allagamenti urbani – ha continuato Fiore – derivano dalla scarsa manutenzione e da strutture di emergenza ormai obsolete”
Fazzini ha concluso individuando un duplice problema alla base dei disastri ambientali che hanno investito di recente la zona dell’Emilia-Romagna: “Lo spopolamento delle aree montane e alto collinare e l’eccessivo uso del suolo, a causa dell’industrializzazione nelle aree pianeggianti pedecollinari hanno determinato l’incapacità del suolo reagire in modo resiliente, come accadeva in passato”. (30Science.com) Lucrezia Parpaglioni