Roma – L’eruzione del 2022 del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, nonostante sia stata l’esplosione naturale più potente del secolo, ha provocato un numero relativamente contenuto di vittime e danni. A chiarire le motivazioni alla base di questo dato incoraggiante uno studio, descritto sulla rivista Science Advances, condotto dagli scienziati della Rosenstiel School of Marine, Atmospheric, and Earth Science presso l’Università di Miami, dell’Università di Auckland e della Khaled bin Sultan Living Oceans Foundation. Il team, guidato da Sam Purkis, ha utilizzato una combinazione di immagini satellitari, mappe elaborate grazie ai dati raccolti dai droni e osservazioni sul campo per produrre una simulazione dello tsunami che lo scorso anno ha travolto l’arcipelago tongano. Stando a quanto emerge dall’indagine, a giocare un ruolo fondamentale è stata una combinazione di fattori, come l’incremento delle esercitazioni e degli sforzi di sensibilizzazione compiuti nella regione unitamente alla posizione dell’eruzione rispetto ai centri urbani.
Animazione della propagazione dello tsunami nell’arcipelago delle Tonga CREDITO Steven N. Ward – Istituto di Geofisica e Fisica Planetaria, Università della California Santa Cruz, USA
Secondo le simulazioni degli studiosi, l’evento eruttivo avvenuto nel gennaio 2022 potrebbe aver causato onde alte fino a 85 metri entro un minuto dall’esplosione iniziale. L’eruzione ha infatti generato 15 megatoni di energia, provocando onde alte fino a 45 metri lungo la costa dell’isola di Tonga. Nonostante ciò, il bilancio delle vittime tra Tonga e Perù resta di soli cinque individui, mentre non è ancora chiaro il numero di dispersi. “In confronto – riporta Purkis – l’eruzione di Krakatau del 1883, considerata similare per dimensioni e potenza, ha ucciso oltre 36 mila persone”. L’eruzione del vulcano sottomarino di Hunga Tonga, sottolineano gli studiosi, è stata causata dalla convergenza delle placche tettoniche del Pacifico e dell’Indo-Australia, ma la complessa batimetria superficiale nella regione sembra aver influenzato positivamente la dinamica della propagazione delle onde. I ricercatori hanno infatti scoperto che la conformazione dell’arcipelago potrebbe aver agito come una sorta di ‘trappola’ per le onde alte, smorzandone la capacità distruttiva. “Diversi vulcani sottomarini mostrano una capacità di generare episodi di portata simile a quella osservata con l’Hunga Tonga – conclude Purkis – il nostro lavoro potrebbe fornire informazioni utili per studiare eventi eruttivi e sviluppare modelli di previsione. L’evento del 2022 ha rappresentato infatti un’occasione utile per testare ipotesi e modelli che possono essere utilizzati altrove per migliorare la nostra capacità di comprendere i fenomeni eruttivi che coinvolgono vulcani sottomarini”. (30science.com)