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Stimolazione ultrasonica per aumentare gli effetti anti infiammatori dei macrofagi

(27 Marzo 2023)

Roma – Una nuova terapia basata sulla stimolazione ultrasonica è in grado di ottenere effetti anti infiammatori sui macrofagi umani e contrastare così con più efficacia patologie in cui l’infiammazione cronica ha un ruolo rilevante. È questo il principale risultato di uno studio pubblicato sulla rivista APL Bioengineering e condotto dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna assieme a due aziende che producono dispositivi medicali, l’italiana BAC Technology e la francese Image Guided Therapy. La ricerca è stata realizzata nell’ambito del progetto europeo ADMAIORA (ADvanced nanocomposite MAterIals fOr in situ treatment and ultRAsound-mediated management of osteoarthritis), incentrato sulla cura dell’osteoartrosi, coordinato dal prof. Leonardo Ricotti.

“I risultati ottenuti grazie a questo studio possono aprire la strada per il trattamento di patologie in cui l’infiammazione cronica ha un ruolo importante, quali osteoartrosi e polineuropatie” dichiara Andrea Cafarelli, ricercatore dell’Istituto di BioRobotica e del progetto ADMAIORA sul fronte delle tecnologie di stimolazione non-invasive mediante ultrasuoni.

 

 

Il controllo dell’infiammazione rappresenta una criticità nella gestione di diverse patologie come il cancro, le polineuropatie periferiche e l’osteoartrosi. Attualmente, in ambito clinico, i farmaci anti infiammatori non sempre sono soddisfacenti e possono causare effetti collaterali dannosi per il paziente.

Per scatenare una risposta immunitaria nell’organismo umano a seguito di un’infiammazione, i primi a intervenire sono proprio i macrofagi, le cellule del sistema immunitario che danno origine a dei segnali infiammatori alla base della risposta immunitaria.

“Nel nostro studio – commenta Francesco Iacoponi, allievo PhD dell’Istituto di BioRobotica e primo autore del paper – abbiamo indagato i bioeffetti di una terapia non invasiva e molto sicura, costituita da ultrasuoni pulsati a bassa intensità, capendo quali potessero essere i migliori parametri in grado di abbassare il più possibile l’infiammazione indotta su macrofagi”.

Per far ciò, è stato utilizzato un particolare sistema, brevettato e sviluppato in questi anni dal gruppo di ricerca coordinato dal prof. Ricotti: questo consiste di varie componenti che consentono di esporre il campione biologico a una dose ben controllata di energia meccanica.(30Science.com)

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