Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Romanelli (DTT), stiamo lavorando per il futuro della fusione nucleare

(23 Marzo 2023)

Roma – Circa 600 milioni di euro di costi complessivi, 170 milioni dei quali già assegnati, un impianto tokamak da 5,5 milioni di ampere. Sono questi i numeri impressionanti del progetto DTT (Divertor Tokamak Test Facility) che vedrà sorgere a Frascati una struttura destinata ad affrontare una delle principali sfide delle future centrali a fusione nucleare, vale a dire l’estrazione del calore. “Il nostro obiettivo è quello di trovare soluzioni innovative per gestire flussi di calore paragonabili a quelli che si trovano sulla superficie del Sole” ci spiega il prof. Francesco Romanelli, Presidente del Consorzio DTT s.c.a.r.l. Come le recenti cronache scientifiche hanno sottolineato, per quanto la strada sia ancora lunga, quella della fusione nucleare appare come una potenziale vera e propria rivoluzione del sistema energetico mondiale, in grado di fornire elettricità a bassissimo costo senza gli inconvenienti delle attuali centrali nucleari a fissione.

 

 

“Per raggiungere questo obiettivo – continua il prof. Romanelli – è essenziale gestire il calore generato nel plasma dalle reazioni di fusione. L’impianto che sarà il risultato del progetto DTT si porrà il problema di affrontare proprio questa sfida, con un orizzonte che supera anche gli attuali progetti europei sullo sviluppo della fusione, come ITER – col quale pure si collaborerà strettamente – per puntare ad offrire soluzioni pronte per DEMO, l’impianto che farà seguito al progetto ITER e poi per le centrali a fusione che forniranno elettricità alle nostre case e alle nostre aziende.” Allo stato il progetto, proposto dall’ENEA insieme alle principali istituzioni di ricerca italiane, ha già assegnato contratti industriali per una parte consistente dei fondi raccolti ed ha completato alcune delle fasi di realizzazione degli impianti che verranno installati a Frascati, in particolare delle bobine per la produzione del campo magnetico che confina i reagenti e dei generatori di onde elettromagnetiche di alta potenza per riscaldare i reagenti a temperature superiori a quelle del Sole, mentre la hall sperimentale, vale a dire l’edificio dove verrà posta la macchina, è nell’ultima fase di redazione del progetto definitivo. “Ogni passaggio deve essere valutato con l’adeguata attenzione – aggiunge il prof. Romanelli – e naturalmente i componenti vanno testati accuratamente affinché rispettino le specifiche di progetto. Prevediamo l’assemblaggio dei componenti stessi qui a Frascati a partire dal 2026”. Basato su competenze comunque presenti nel nostro panorama scientifico – come ad esempio sull’esperienza dei numerosi studiosi italiani che hanno partecipato al progetto di fusione nucleare JET e sugli sviluppi di ENEA e Ansaldo Nucleare sulla tecnologia del divertore –DTT si pone “come un progetto di ricerca al cutting edge, alla frontiera delle conoscenze nel campo della fusione. Per questo motivo DTT consentirà un notevole passo in avanti della comunità scientifica italiana.”, rimarca Romanelli. Tra i partner del progetto un ruolo considerevole dal punto di vista industriale lo ricopre l’ENI che sta partecipando con proprio personale e con il proprio know how alla realizzazione della struttura di Frascati e che coprirà il 25 per cento delle spese di funzionamento della stessa. “Con ENI il rapporto è molto stretto e ben consolidato e la loro esperienza è di grande aiuto nello sviluppo di un progetto che offre diversi profili di elevata complessità” conclude Romanelli. (30science.com)

 

Gianmarco Pondrano d'Altavilla