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Più di 1 medico su 2 crede in amicizia, ma non sul lavoro

(29 Marzo 2023)

Roma – Il 58% dei medici italiani crede nella vera amicizia, ma non sul posto di lavoro. Questo è uno dei dati emersi da una ricerca condotta da Univadis Medscape Italia su 1.027 medici operanti nel nostro paese (476 uomini e 511 donne). I risultati mostrano come l’attività professionale di medico, specialmente nei primi anni della carriera, impatti in modo consistente sulla (im)possibilità di stringere amicizie o di coltivare quelle esistenti. In generale, il concetto di amicizia è definito come un legame importante, che attraversa la vita intera e offre un sostegno pari, o superiore a quello della famiglia. Il 72% dei partecipanti afferma di poter contare su questo tipo di relazione, con almeno un amico fraterno al proprio fianco. Proprio per il valore che assume questo rapporto, le amicizie vere sono poche – meno di cinque – per oltre la metà degli intervistati (58%). Il luogo di lavoro non rappresenta l’ambiente privilegiato per stringere relazioni amichevoli: è così per quasi 4 intervistati su 10 e il 20% del totale afferma di voler tenere separate vita privata e lavorativa. “Univadis Medscape ha deciso di indagare l’amicizia per la classe medica, sia in relazione alla propria vita professionale sia a quella privata”, spiega Daniela Ovadia, direttrice di Univadis Medscape Italia e autrice del report. “I dati emersi restituiscono una fotografia particolare: sono infatti poche le amicizie considerate ‘vere’ e soprattutto la maggior parte di queste sono legami che si sono instaurati fin dall’infanzia, diventando nel tempo una base solida ed estremamente importante per il futuro di ciascuna persona”, aggiunge. Sono tante le ragioni che rendono tuttavia complesso mantenere queste relazioni e sicuramente, tra queste, il fattore tempo è quello che incide maggiormente, come dichiarato dal 69% degli intervistati. Sono gli impegni familiari e il carico di lavoro che ogni giorno i medici devono affrontare a ridurre anche il tempo libero da dedicare agli amici. I legami di amicizia più profondi sono però a volte messi in crisi quando i medici si trovano a trattare e curare un amico: infatti, per il 71% dei rispondenti dover fare diagnosi o definire percorsi terapeutici per una persona cara può impedire di essere obiettivi e sicuri del proprio lavoro. Anche se non è una situazione di comfort, quasi la totalità del campione ha fornito almeno una volta nella vita un parere medico ad un amico, diventando così punto di riferimento per tutte le questioni di salute. Essere considerato primo consulente medico può essere però in alcune occasioni fastidioso (43%), rappresentando così un onere più che un onore. Inoltre, il report registra anche l’esistenza di legami di amicizia tra medico e paziente: per quasi il 40% dei medici non è un problema stringere rapporti personali con i propri pazienti. (AGI)

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