Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Ecco come il cambiamento climatico muta la diffusione delle piante sulle Alpi

(13 Marzo 2023)

Roma –  Il cambiamento climatico sta profondamente mutando il panorama della flora alpina. Secondo uno studio pubblicato su PNAS – Proceedings of the National Academy of Sciences da studiosi dell’Università di Padova e della Fondazione Museo Civico di Rovereto, negli ultimi 30 anni, in particolare, la diffusione delle piante autoctone nelle Alpi europee si è considerevolmente ridotta. Gli autori hanno confrontato i cambiamenti di diffusione di 1.479 specie di piante tra autoctone, e aliene dal 1990 al 2019 e hanno scoperto che le specie aliene hanno ampliato la loro diffusione ad altitudini elevate mantenendo i precedenti livelli a basse altitudini. Al contrario, la maggior parte delle specie autoctone ha mostrato una contrazione complessiva dell’areale (‘area geografica entro la quale è distribuita una specie). La riduzione dell’areale è dovuta alla scomparsa delle specie in questioni alle altitudini più basse ed è maggiormente pronunciata per le specie in via di estinzione. L’analisi dei tratti ecologici delle piante ha rivelato che sia le specie autoctone che quelle aliene in via di estinzione si sono adattate alle temperature calde. Tuttavia, le specie aliene sono relativamente più competitive e meglio adattate ai suoli a più basse altitudini toccati dall’impatto dell’uomo, come le aree urbane. Sulla base di questi risultati secondo gli autori, gli sforzi di conservazione nelle Alpi europee dovrebbero essere estesi alle aree a bassa quota, dove la pressione umana potrebbe esacerbare la competizione tra specie vegetali autoctone e alloctone. “In diverse catene montuose – scrivono gli autori – la grande maggioranza delle aree protette sono di solito stabilite ad alta quota a causa dei conflitti con gli interessi legati allo sviluppo economico più a valle. Anche se in futuro le piante di alta quota potrebbero essere sempre più minacciate dal riscaldamento climatico, la maggior parte di loro non sembra essere a rischio immediato e, pertanto, dovremmo dare la priorità alle pianure per implementare lì le più urgenti misure di conservazione.” (30science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla