Valentina Di Paola

Calcio, maggiore rischio di demenza per i professionisti

(17 Marzo 2023)

Roma – I giocatori di calcio che raggiungono un livello di professionalità elevato sembrano associati a un rischio maggiore di sviluppare demenza. Questo allarmante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista The Lancet Public Health, condotto dagli scienziati del Karolinska Institutet in Svezia. Il team, guidato da Peter Ueda, ha coinvolto 6.007 professionisti maschili che tra il 1924 e il 2019 avevano giocato nel campionato svedese. Il nove per cento della coorte aveva ricevuto una diagnosi di malattia degenerativa, mentre solamente il sei per cento della popolazione di controllo, composta da 56.168 individui, è stata affetta da Alzheimer o altre forme di neurodegenerazione. Stando a quanto emerge dall’indagine, quindi, i calciatori erano soggetti a una probabilità 1,5 volte maggiore di sviluppare malattie neurodegenerative rispetto al resto del campione analizzato. Allo stesso tempo, però, gli esperti sottolineano che il rischio di problematiche del motoneurone risultava simile tra tutti i soggetti analizzati, mentre il tasso di incidenza della malattia di Parkinson sembrava più basso tra i giocatori di calcio. Curiosamente, riportano gli esperti, nei portieri questi effetti non sono stati osservati. I ricercatori ipotizzano pertanto che le malattie neurodegenerative siano in qualche modo associate gli impatti alla testa, a cui i giocatori in movimento sono più vulnerabili. “Il nostro lavoro – osserva Ueda – si aggiunge alle evidenze scientifiche in letteratura che evidenziano i rischi corsi dai calciatori. Questi dati potrebbero essere impiegati per guidare le decisioni in merito alla gestione dei pericoli in campo e alla protezione del cervello e di tutte le sue strutture interne”. Ad ogni modo, precisano gli esperti, il tasso di mortalità non risultava più elevato tra i calciatori. “La salute generale è fortemente influenzata dall’attività fisica – spiega Björn Pasternak, altra firma dell’articolo – per cui possiamo ipotizzare che i rischi associati ai colpi alla testa siano in qualche modo compensati dall’allenamento. Nei prossimi step, sarà interessante valutare una serie di fattori che potrebbero giocare un ruolo importante in questi risultati. Ad esempio, dovremo considerare l’impatto del cambiamento nei paradigmi di gioco del calcio e la popolazione di professionisti nel campionato femminile”. (30science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).