(30science.com) – Roma, 13 gen. – L’impianto di sensori BrainGate Neural Interface posizionati chirurgicamente nel cervello, non sembra associato a rischi particolari rispetto ad altre alternative e pertanto potrebbe rappresentare una strategia efficace per permettere alle persone affette da paralisi di migliorare la propria qualità della vita. Questo incoraggiante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Neurology, condotto dagli scienziati del Massachusetts General Hospital (MGH) e della Harvard Medical School. Il team, guidato da Daniel Rubin, ha valutato la sicurezza delle interfacce cerebrali sperimentali BrainGate Neural Interface. Questi approcci, spiegano gli esperti, forniscono un collegamento diretto tra la mente umana e un dispositivo esterno, incrementando le possibilità di comunicazione per le persone affette da paralisi, sclerosi laterale amiotrofica, ictus, lesioni del midollo spinale e altre condizioni neurologiche. Sebbene l’impianto di sensori cerebrali sia stato approvato per il trattamento di patologie umane per un periodo di utilizzo inferiore ai 30 giorni, la sicurezza di questa tecnologia a lungo termine non era stata ancora valutata. I ricercatori hanno coinvolto 14 adulti con diverse forme di paralisi, che sono stati sottoposti a impianto chirurgico di uno o due array di microelettrodi nella regione del cervello che controlla il movimento. La durata media dell’uso di questi sensori è stata di 872 giorni. Gli autori riportano 68 eventi avversi correlati al dispositivo, sei dei quali considerati gravi, ma nessuno che abbia richiesto la rimozione dell’impianto. La conseguenza più comune tra i partecipanti era un’irritazione cutanea. “BrainGate Neural Interface – afferma Rubin – sembra associato a un profilo di sicurezza paragonabile a quello di altri dispositivi neurologici da impianto approvati. Questi dati suggeriscono quindi un rapporto rischio/beneficio favorevole per gli individui affetti da paralisi”. “Le sperimentazioni cliniche di neurotecnologie innovative sulle interfacce cervello-computer – sottolineano Lee Hochberg e Julianne Dorn, dell’MGH e della Harvard Medical School – sono davvero entusiasmanti, specialmente nell’ottica di condizioni per le quali non esiste ancora una cura, come la SLA o le lesioni del midollo spinali. Speriamo che studi come questo possano fornire nuovi metodi promettenti per migliorare la qualità della vita delle persone con malattie neurologiche”. (AGI)
Valentina Di Paola
Buoni risultati delle sperimentazioni degli impianti cerebrali, potrebbero aiutare le persone con paralisi
(16 Gennaio 2023)
Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).