Valentina Di Paola

Identificate le origini di grave malattia nei bambini

(16 Dicembre 2022)

(30science.com) – Roma, 16 dic. –  L’Istiocitosi a cellule di Langerhans (LCH), una grave e complessa condizione sistemica che colpisce prevalentemente i pazienti pediatrici, potrebbe dipendere dalla combinazione diversi meccanismi legati alle cellule immunitarie. A questa conclusione giunge uno studio, pubblicato sulla rivista Science Immunology, condotto dagli scienziati del Karolinska University Hospital, del Singapore Immunology Network e dell’Università di Newcastle. Il team, guidato da Egle Kvedaraite, ha eseguito il sequenziamento delle singole cellule, combinato con la microscopia e il tracciamento delle cellule. “L’origine di questa malattia è stata dibattuta per decenni – afferma Kvedaraite – alcuni ipotizzano che derivi da un certo tipo di cellule immunitarie chiamate cellule dendritiche, mentre altri credono che provengano da cellule correlate chiamate monociti”. Gli esperti hanno scoperto che le cellule LCH mutate avevano proprietà simili sia ai monociti che alle cellule dendritiche, ma anche alla particolare cellula dendritica di tipo 3 (DC3), associata a un percorso di sviluppo separato. Stando a quanto emerge dall’indagine, i vari tipi di cellule possono comunicare tra loro per promuovere lo sviluppo di LCH e quindi creare un effetto di auto-rafforzamento. Questi risultati, spiegano gli autori, potrebbero portare allo sviluppo di nuovi trattamenti mirati ed efficaci contro la particolare condizione. L’istiocitosi a cellule di Langerhans (LCH) è un grave tipo di malattia simile al cancro che colpisce principalmente i bambini e può essere fatale nei casi più gravi. Questa particolare condizione colpisce le cellule immunitarie, ostacolando la loro capacità di rilevare ed eliminare le cellule tumorali. Secondo le stime attuali, la sua prevalenza è di circa 1-2 ogni 100mila persone. “Tra le opzioni di trattamento per LCH, la terapia mirata può essere applicata con successo – riporta Kvedaraite – ma la malattia si ripresenta quando la terapia viene interrotta. Questo rappresenta una seria sfida per i pazienti, poiché un trattamento permanente per i bambini non può costituire un’opzione valida, specialmente a causa degli effetti collaterali associati”. “Il nostro lavoro – conclude – potrebbe aprire la strada allo sviluppo di un trattamento volto a eliminare le cellule patologiche”. (30science.com) Valentina Di Paola

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).