(30science.com) – Roma, 21 dic. – Presentare una rassegna della particolare biodiversità del Madagascar ed elencare le opportunità per la conservazione del patrimonio naturale esistente sull’isola. Questo il duplice obiettivo al centro di due articoli, pubblicati sulla rivista Science dagli scienziati dell’Associazione BIOPOLIS/CIBIO-InBIO (Centro di Ricerca per la Biodiversità e le Risorse Genetiche, Laboratorio Associato InBIO dell’Università di Porto).
Il team, guidato da Angelica Crottini e Francesco Belluardo, ha evidenziato le lacune nella conoscenza delle specie presenti sull’isola. Gli autori hanno confrontato i dati di valutazione disponibili dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) su piante e vertebrati, scoprendo che solo un terzo di tutte le specie vegetali è stato valutato e riconosciuto. Nel Madagascar si trova uno dei più importanti hotspot di biodiversità al mondo, un ecosistema che vanta una gamma unica di piante, animali e funghi. La biodiversità unica del Madagascar, in particolare la sua flora diversificata, ha fornito molte opportunità e rappresenta un’enorme ricchezza per l’umanità. Delle 40.283 specie di piante documentate per essere utilizzate dall’uomo in tutto il mondo, 1.916, pari al cinque per cento del totale, si trovano in Madagascar. Di questi, 1.596 sono nativi ed endemici dell’isola.
La maggior parte delle forme di vita isolane si è evoluta infatti endemicamente e non si è diffusa in altre regioni. I ricercatori hanno rivelato una significativa mancanza di informazioni in merito ai gruppi di funghi e invertebrati, ma anche vertebrati terrestri, di cui si conosce solo una piccola percentuale rispetto ai numerosi lignaggi presenti sull’isola. “Nonostante secoli di ricerca – afferma Crottini – la maggior parte della biodiversità del Madagascar è ancora sconosciuta, anche in gruppi tassonomici ben studiati come anfibi e rettili. Queste lacune sottolineano il ruolo chiave che la ricerca sul campo può avere per gli sforzi di conoscenza e conservazione”. Gli esperti aggiungono poi che la caccia, la distruzione degli habitat e le pratiche agricole non sostenibili influenzano tra il 56,8 e il 62,1 per cento di tutti i vertebrati endemici e circa il 90 per cento delle specie vegetali. Attualmente, precisano gli scienziati, le aree protette coprono il 10,4 per cento dell’isola, e questi spazi offrono una buona copertura dei principali habitat e della biodiversità di piante autoctone del Madagascar. Le collezioni ex situ detengono il 18 e il 23 per cento rispettivamente di vertebrati e vegetali. “Il nostro lavoro – commentano gli autori – mostra l’urgenza e l’importanza di mantenere e migliorare la qualità della protezione nelle aree protette e sviluppare programmi comunitari integrati. Solo una parte delle collezioni ex situ viene preservata con successo. Dobbiamo colmare le lacune nella conservazione e perfezionare le nostre capacità di contrastare le estinzioni. I nostri dati comprensione più completa e dettagliata della biodiversità del Madagascar, che rappresenta una delle principali priorità in termini di conservazione”. (30science.com)